In pensione a 49 anni, Walter Veltroni dice no al taglio dei parlamentari

Walter Veltroni voterà No al Referendum sul taglio dei parlamentari. Lui, intanto, il Parlamento lo ha lasciato molto tempo fa e a condizioni molto vantaggiose.

Anche Walter Veltroni dichiara pubblicamente la sua intenzione di votare “No” al Referendum sul taglio dei parlamentari dei prossimi 20 e 21 settembre. Ospite di Lilly Gruber nella trasmissione Otto e mezzo, in onda su La7, l’ex segretario del Pd ha precisato che la sua posizione non ha nulla a che vedere con un giudizio negativo sull’operato del Governo, anzi: “Se quello di domenica fosse un voto sul Governo, voterei a favore perché non vedo alternative e penso che abbia fatto quello che doveva fare, e non era facile. Ma sul referendum è un’altra storia” – spiega Veltroni, che poi ripercorre le tappe parlamentari della riforma: “Il PD per tre volte ha votato No a questa riforma. Io penso che non si possa fare un taglio dei parlamentari senza una riforma complessiva perchè se si tocca Parlamento, bisogna farlo tenendo conto degli equilibri necessari. Il vero problema è il bicameralismo perfetto. Per questo voterò No“. Dopo aver citato una serie di importanti personaggi del Partito Democratico intenzionati a votare “No” – l’ex Premier Romano Prodi e il filosofo Massimo Cacciari ad esempio – l’ex Sindaco della Capitale si dice preoccupato per “l’andazzo che sta prendendo il dibattito sulle istituzioni in questo Paese. Sento parlare di preferenze, vedo tornare il proporzionale, ma io sono per il maggioritario” – scrive La Repubblica.

Veltroni costruisce le sue argomentazioni anche sulla base della sua lunga esperienza parlamentare – è stato Deputato ininterrottamente dal 1987 al 2001 e poi, dopo la parentesi come Sindaco di Roma, dal 2008 al 2013. Come scrive ItaliaOggi, tutto questo tempo trascorso tra i banchi di Montecitorio, però, non gli ha portato in dote soltanto una grande conoscenza dei meccanismi parlamentari, ma anche un ricco vitalizio percepito a partire dal 2004, quando il fondatore del PD aveva appena 49 anni. All’epoca, l’età pensionabile per gli italiani era di 65 anni, una differenza non da poco. Così come notevole è la cifra che Veltroni incassava: 9.850,58 euro mensili – cui si aggiunse per un periodo lo stipendio da Sindaco di Roma. La cifra è poi stata rivista al ribasso fino a 6.200 euro, in seguito al ricalcolo promosso e ottenuto dal Presidente della Camera Roberto Fico nel 2018. Sulle imminenti elezioni regionali, poi, Veltroni si schiera in difesa del Segretario PD Nicola Zingaretti, che contrariamente a quanto sostenuto negli stessi studi dall’ingegner Carlo De Benedetti, non dovrebbe dimettersi in caso di sconfitta del Centrosinistra in Toscana: “Secondo me è un buon segretario. Io mi dimisi da segretario non per la Sardegna, ma perché il progetto di PD che mi stava a cuore non era più realizzabile“, spiega ricordando la fine della sua esperienza alla guida del partito. Più in generale, “l’occasione persa che indebolisce il governo“, conclude Veltroni, “è la mancata convergenza alle regionali“.

Lorenzo Palmisciano

Fonte: La7, Repubblica, Italia Oggi

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