Chamile Ponnamperumage Wimal, il sagrestano che uccise Elena Lonati nel 2006 sarà presto libero. Era stato condannato a 18 anni.
Tornerà ad essere un uomo libero tra pochi mesi l’omicida condannato per il delitto di Elena Lonati, la 24enne assassinata nel 2006 a Santa Maria di Mompiano in provincia di Brescia. Ad annunciarlo è stato il legale dell’uomo, Marco Capra che si dice soddisfatto per il percorso di riabilitazione sociale intrapreso da Chamile Ponnamperumage Wimal che al tempo dell’omicidio era sagrestano presso una parrocchia del comune bresciano. Ad accelerare la procedura di rilascio – riferisce Il Giorno – è stata la pandemia di Coronavirus che ha influenzato anche il sistema carcerario e giudiziario in più occasioni, a volte facilitando le cose per i detenuti giunti quasi a fine pena e altre volte rallentando interi processi.
L’omicidio avvenne il 18 agosto 2006 e fece scalpore per le modalità con cui l’uomo originario dello Sri Lanka tolse la vita alla ragazza. Elena Lonati lavorava come operatrice sociale entrò nella chiesa dove l’uomo stava esercitando il suo ruolo ecclesiastico. La ragazza quel giorno era entrata per accendere un cero quando padre Chamile la invitò ad uscire . Tra i due scoppiò una violenta discussione al culmine della quale il parroco spintonò Elena che sbattè la testa contro un mobile e l’uomo, credendola morta, la avvolse in dei sacchi di plastica per poi sbarazzarsi del corpo prima di essere scoperto. La polizia riuscì comunque a risalire al parroco che venne arrestato, processato e condannato per omicidio. Il particolare più inquietante di questo caso di cronaca nera però emerse durante l’autopsia: Elena era ancora viva quando fu avvolta nei sacchi in plastica. Se l’assassino avesse chiamato un’ambulanza, si sarebbe potuta salvare.
Chamile ha scontato la sua pena negli ultimi due anni in regime di semi libertà, dopo aver ottenuto uno sconto sulla sentenza per buona condotta lavorando prima come cuoco presso il penitenziario di Canton Mobello e successivamente rientrando in carcere solo per passare la notte in cella – riporta Il Mattino: il lockdown ha accelerato la procedura per la concessione della libertà approvata a giugno e tra pochi mesi l’uomo sarà libero a tutti gli effetti dopo aver scontato circa 14 dei 18 anni previsti dalla pena: “Il mio assistito è stato un detenuto modello per tutta la durata della pena. Il carcere ha una funzione riabilitativa quindi è giusto che chi ha pagato il proprio debito con la giustizia venga reinserito in società”, spiega il suo avvocato prendendo atto del decorso del procedimento.
La pensa diversamente Aldo Lonati, padre della giovane che ha dichiarato in un’altra occasione di non voler perdonare l’uomo, giudicando la pena troppo leggera: “Per me, questa persona non esiste. Rispetto la sentenza del tribunale ma a mio parere è stata troppo morbida. Non posso perdonare chi mi ha portato via mia figlia”, le parole che pronunciò l’uomo quando venne resa pubblica la sentenza sul delitto.
Fonte: Il Giorno, Il Mattino
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