Salvini è coinvolto nell’inchiesta che ha portato all’arresto dei commercialisti, secondo Repubblica

A fine maggio il leader della Lega ha cenato con uno dei tre commercialisti arrestati l’altro ieri. I vertici forse preoccupati per la tenuta del sistema di finanziamento della Lega. Sull’indagine in corso, Salvini minimizza: “finirà nel nulla”.

 

A tavola del ristorante romano c’è anche Matteo Salvini. La pandemia non frena il leader della Lega dall’andare a cena, il 26 maggio scorso, a pochi giorni dalla fine del lockdown, con Andrea Manzoni, uno dei tre commercialisti vicini al partito e finito ai domiciliari due giorni fa, e altre figure importanti del Carroccio: il senatore Roberto Calderoli e Stefano Borghesi, commercialista anche lui nonché socio di Alberto Di Rubba, l’ex presidente della Lombardia Film Comission arrestato due giorni fa. Forse non si conoscerà mai il contenuto delle conversazioni di quella sera, ma da un’annotazione della Guardia di Finanza risalente al 29 maggio si può immaginare che i quattro parlano di soldi, e sono preoccupati. L’annotazione, informa Repubblica, è finita agli atti dell’inchiesta sulla compravendita dell’immobile di Cormano coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco, che ha portato all’arresto dei tre commercialisti vicini alla Lega l’altro ieri.

A motivare l’incontro, secondo Repubblica, potrebbe essere stata la preoccupazione degli indagati nei giorni precedenti alla cena e registrata dalla Gdf sull’imminente licenziamento del direttore dell’agenzia Ubi Banca di Seriate, Marco Ghilardi. Ghilardi, storico amico di Di Rubba, aveva ricevuto giorni prima una lettera da parte dei vertici della banca, che contestavano una serie di operazioni sospette realizzate dai due commercialisti e che il funzionario avrebbe dovuto segnalare a Bankitalia, ma non l’ha fatto. L’ipotesi più plausibile è questa: Manzoni sapeva che nel caso venisse fuori lo schema con il quale usavano la banca di Seriate, il sistema di finanziamento della Lega sarebbe andato in crisi, e quindi doveva informare i vertici del partito. Anche Salvini e Calderoli, il che spiegherebbe la presenza a cena dei due politici.

La paura di Manzoni sarebbe giustificata, perché la piccola agenzia di Seriate sarebbe un centro nevralgico dei fondi della Lega. Secondo una ricostruzione del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi, proprio da un conto in quella filiale sarebbero stati trasferiti, nel dicembre 2017, gli 800 mila euro alla società Andromeda, di Michele Scillieri, uno dei commercialisti messi ai domiciliari, per l’acquisto dell’immobile di Cormano, diventato poi la futura sede della Lombardia Film Comision, la fondazione controllata dalla Regione per la promozione di progetti cinematografici. Il capannone sarebbe stato venduto all’Andromeda a un prezzo gonfiato, il doppio di quanto valeva all’epoca del suo acquisto, a meno di un anno prima.

Ma soprattutto, dalla Ubi Banca di Seriate sarebbero transitati negli anni circa due milioni di euro che potrebbero risalire ai fondi leghisti e che sarebbero finiti a Di Rubba e Manzoni. L’ex funzionario della banca ha spiegato, nel suo interrogatorio, che i due commercialisti, che sono soci del tesoriere della Lega Giulio Centemero, avevano pianificato di creare conti correnti da intestare ad associazioni territoriali della Lega. L’obiettivo era far transitare da queste associazioni i soldi del partito, che sarebbero stati più difficile da rintracciare. Ma non hanno potuto portare avanti il piano a causa dell’opposizione della banca.

I fatti contestati: “drenati 800 mila euro di fondi pubblici”

Gli investigatori indagano sulla compravendita di un capannone industriale a Cormano, nel milanese, diventato poi la sede della Lombardia Film Commission, controllata dalla Regione. A venderlo è stata la società Paloschi Srl, il cui liquidatore Luca Sostegni, è stato arrestato lo scorso luglio. L’operazione commerciale – risalente a febbraio 2017 – si è conclusa per 400 mila euro: la Paloschi Srl viene venduta alla immobiliare Andromeda srl, amministrata da Fabio Giuseppe Barbarossa, cognato e altro prestanome di Scilleri, arrestato anche lui.

Il pagamento è stato effettuato con quattro assegni mai incassati. Meno di un anno dopo, l’Andromeda vende l’immobile per 800 mila euro alla Fondazione Lombardia Film Commission. Secondo l’accusa, Barbarossa avrebbe avuto un ruolo di consulente nell’operazione che avrebbe “drenato fondi pubblici per circa 800 mila euro”, riporta l’Ansa. La Regione Lombardia infatti, guidata allora da Roberto Maroni, aveva stanziato per la sua partecipata LFC un milione di euro, che però si sarebbero “dispersi”. E l’indagine – che corre in parallelo con quella di Genova sui 49 milioni di euro scomparsi – cerca proprio di capire dove siano realmente finiti quei soldi. Ad oggi, l’accusa sarebbe riuscita a ricostruire gran parte del flusso di denaro, informa Repubblica. Parte dei 400 mila euro pagati da Andromeda a Paloschi, finisce in Svizzera, alla società elvetica Fidirev, una fiduciaria proprietaria della stessa Andromeda e amministrata da Scillieri. Invece degli 800 mila euro pagati dalla Fondazione Lombardia Film Commission, 420 mila euro sarebbero andanti a Manzoni e Di Rubba, sia a conti correnti personali che alla società Taac srl. Alla società Andromeda di Scillieri sarebbero corrisposti invece 133 mila. E i restanti 200 mila sarebbero stati pagati alla Barachetti service, società di Francesco Barachetti, ex consigliere leghista di Casnigo.

Il commento di Salvini: “non troveranno niente”

Sull’arresto dei tre commercialisti Matteo Salvini, a margine di una visita agli scavi archeologici di Pompei riportata da il Fatto Quotidiano, ha commentato con un sorriso dicendosi tranquillo, perché la vicenda finirà in nulla. “Cercano soldi in Russia, in Svizzera, in Lussembrugo, a San Marino da anni, dice Salvini, e non trovano né troveranno niente, perché non c’è niente”. E liquida la faccenda augurandosi che i giudici possano fare “il loro lavoro”. È stato un commento breve, che il leader della Lega ha deviato immediatamente dopo verso “problemi concreti” quali la riapertura della scuola, augurandosi che così come i giudici, anche le maestre facciano il loro lavoro, e puntando il dito contro la “totale incompetenza” da parte del Governo. In fin dei conti, per Salvini, sempre prevedibile, la miglior difesa è l’attacco.

Fonte: Repubblica, Ansa Il Fatto Quotidiano

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