Alberto di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri sono da ieri ai domiciliari per reati di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Contestata dalla procura la compravendita di un capannone a Cormano, nel Milanese.
Problemi in vista per la Lega di Salvini dopo l’arresto di quattro uomini vincolati al partito. I tre commercialisti Alberto di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri, e il cognato di quest’ultimo, Fabio Giuseppe Barbarossa, considerato un prestanome, sono stati posti ieri sera ai domiciliari. I quattro sono indagati per reati di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Almeno tre di loro sono nomi importanti nella gestione delle finanze della Lega, riporta La Stampa. Alberto di Rubba è amministratore del gruppo del partito al Senato, mentre invece Manzoni è revisore del partito alla Camera. Entrambi erano coinvolti anche nella inchiesta sui 49 milioni di fondi pubblici scomparsi, e che la Lega doveva restituire allo Stato. Arturo Maria Scillieri, invece, possiede uno studio commercialista dove è stato fondato e domiciliato di recente il movimento “Lega per Salvini premier”.
Le pesanti accuse sono relative alla compravendita di un capannone industriale a Cormano, nel milanese. Diventato poi la sede della Lombardia Film Commission, la fondazione controllata dalla Regione per la promozione di progetti cinematografici, il capannone sarebbe stato acquistato a un prezzo gonfiato. A venderlo è stata la società Paloschi Srl, il cui liquidatore è Luca Sostegni, 62enne di Montecatini Terme. Sostegni era stato arrestato lo scorso luglio dagli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, quando stava per fuggire e tornare in Brasile, dove viveva. Gli investigatori lo avevano trovato con un biglietto del pullman Flixbus per andare in Germania, e un biglietto aereo per il Sudamerica, nonché del denaro contante. Il Pubblico ministero contesta a sostegni, per i fatti che hanno scatenato gli arresti di ieri, anche una estorsione. L’uomo avrebbe preteso 50mila euro da Di Rubba, Scillieri e Manzoni, in cambio del suo silenzio.
Gli investigatori indagano su fatti avvenuti tra il 2016 e il 2018 ma la vendita del capannone di Cormano risale a febbraio 2017. L’operazione commerciale si è conclusa per 400 mila euro, con la Paloschi Srl di Luca Sostegni che viene venduta alla immobiliare Andromeda srl, amministrata invece dal cognato di Scillieri, Fabio Giuseppe Barbarossa, arrestato ieri come prestanome. Il pagamento è stato effettuato con quattro assegni, che non sono mai stati incassati. Circa un anno dopo, l’immobiliare Andromeda mette l’immobile in vendita, e conclude l’operazione con la Fondazione Lombardia Film Commission, sotto la presidenza di Di Rubba – uno dei quattro arrestati ieri – che acquista il capannone per 800 mila euro, il doppio della cifra pagata. Secondo l’accusa, una parte di questi soldi – 250 mila euro per la precisione, – è finito su un conto intestato a un’altra società amministrata da Scillieri: la Fidirev, una fiduciaria svizzera, proprietaria della stessa Andromeda, e che controllava anche la impresa “Futuro partecipazioni”.
L’inchiesta ha portato alla ricostruzione di gran parte del flusso di denaro, che è stato in parte trovato anche grazie a una carta rogatoria in Svizzera. Secondo questa ricostruzione, riportata da Repubblica, una parte dei 400 mila euro pagati dall’immobiliare Andromeda a Paloschi per l’acquisto del capannone sarebbe finita in Svizzera. Sostegni invece avrebbe emesso diciannove bonifici a Fidirev – per un valore totale di 301 mila euro. I procuratori sono sicuri anche della destinazione finale dei fondi. Degli 800 mila euro pagati dalla Fondazione Lombardia Film Commission, 420 mila euro sarebbero andanti a Manzoni e Di Rubba, sia a conti correnti personali che alla società Taac srl. Alla società Andromeda di Scillieri sarebbero corrisposti invece 133 mila. E i restanti 200 mila sarebbero stati pagati alla Barachetti service, società di Francesco Barachetti, ex consigliere leghista di Casnigo, per lavori di ristrutturazione. Per la procura, si tratta di un uomo legato a Di Rubba e Manzoni e, più in generale, “al mondo della Lega”. Barachetti è infatti al centro dei rapporti dell’Antiriciclaggio di Banca d’Italia, i quali sono stati acquisiti dalla procura di Milano e da quella di Genova che indaga sui famosi 49 milioni spariti dalle casse del partito.
Fonte: La Stampa, Repubblica