Coronavirus, gli esperti non volevano bloccare i voli dalla Cina: “E’ discriminazione”

Dai verbali delle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico emergono dettagli sulla gestione degli arrivi nei nostri aeroporti di passeggeri provenienti dalla Cina.

 

Emergono ulteriori dettagli sulla gestione della pandemia nel nostro Paese suggerita dagli esperti del Comitato tecnico scientifico. A fornirli sono i 95 verbali pubblicati nella giornata di ieri. Particolarmente interessante è l’aspetto relativo alle procedure adottate per regolare, a partire dal mese di febbraio, gli arrivi di passeggeri provenienti dalla Cina negli aeroporti italiani. Come riporta Il Corriere della Sera, una volta informato da Alitalia che la compagnia stessa aveva negato, all’aeroporto di Dusseldorf, l’imbarco ad un cittadino italiano di recente passato dalla Cina, il Cts aveva espresso perplessità sulla possibile efficacia di una misura di questo genere riguardo al contenimento della diffusione del virus. Il Comitato, inoltre, aveva ritenuto la scelta di Alitalia quasi discriminatoria nei confronti del passeggero, visto che non tutte le compagnie aeree applicavano in quella fase provvedimenti del genere. Il verbale cui si fa riferimento è il numero 4, relativo alla riunione tenutasi il 14 febbraio presso il Ministero della Salute. Tema dell’incontro era la sicurezza sanitaria nel trasporto aereo, alla presenza di molti addetti Alitalia – dal direttore sanitario di medicina aeronautica e del lavoro Giorgio Ricciardi Tenore fino al capo delle operazioni Massimo Iraci. Nel corso della riunione venne trattato il caso del passeggero cui era stato negato l’imbarco, in osservanza – sostiene Alitalia – di un procedure già attuate in occasione di passate epidemie globali come Sars ed Ebola, anche al fine di tutelare la salute dei propri dipendenti. Procedure che però, secondo la compagnia italiana – riporta Repubblica – non sarebbero garanzia di sicurezza, dal momento che “molti passeggeri possono accedere ai voli in area Schengen presentando il solo documento d’identità e non il passaporto con i timbri del Paese di provenienza” – si legge sul verbale numero 4 – “eludendo il controllo delle date e delle aree, appunto, di provenienza“.

La risposta degli esperti del Cts si articola in tre punti: prima di tutto, il comitato afferma di non essere competente sulla tutela della salute dei dipendenti Alitalia. In secondo luogo, sostiene che le misure che hanno portato al diniego di imbarco del passeggero a Dusseldorf siano state “adottate autonomamente in assenza di alcun indirizzo del Governo italiano in materia“. Infine, leggiamo ancora sul verbale: “L‘avallo e la generalizzazione di analoghe misure restrittive risulterebbe, al momento, non giustificato ai fini del contenimento dell’infezione e, oltretutto, discriminatorio nei confronti di misure previste per i passeggeri in arrivo con altri vettori sul territorio italiano“. Una valutazione che, come detto, viene espressa una settimana in anticipo rispetto alla scoperta della positività del “paziente 1” in Italia, ma in un momento in cui in Cina il Coronavirus aveva già dimostrato tutta la sua pericolosità.

Fonte: Corriere della Sera, Repubblica

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