Sulla realizzazione dei test sierologici per gli insegnanti, il ministro della Salute Roberto Speranza si esprime in termini di “fiducia nei cittadini” e difende la non obbligatorietà degli esami. Per il professore Bruno Cacopardo, direttore dell’Unità Operative delle Malattie Infettive all’ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, solo il tampone serve a prevenire il contagio.
Sulla non obbligatorietà dei test sierologici per gli insegnanti, il ministro della Salute Roberto Speranza si esprime in termini di “fiducia” nei cittadini. Speranza infatti sostiene una posizione di mediazione per giustificare le polemiche nate nei giorni scorsi, a seguito della bassa adesione del personale scolastico alla realizzazione dei test sierologici, che si effettuano su base volontaria: “Non abbiamo paura di mettere obblighi, ma penso che dobbiamo anche fidarci di più dei cittadini. Il messaggio che dà lo Stato quando decide di non porre un obbligo se non c’è assoluta necessità vuol dire questo. Io mi fido degli insegnanti, credo siano un valore ed é per questo che non rendiamo obbligatori i test”. A riportarlo la Sicilia. Il problema dei test è emerso la scorsa settimana quando è risultato che un terzo degli insegnanti era reticente a fare il test. Un numero molto basso e al di sotto delle aspettative, che però deriverebbe da più fattori, tra cui, per l’appunto, la non obbligatorietà nella effettuazione dei test. Decisione che è stata molto criticata da esperti e autorità scolastiche che hanno denunciato il “clamoroso errore”.
Ma non tutti sono d’accordo sull’assoluta necessità dei test sierologici. Per il professore Bruno Cacopardo, direttore dell’Unità Operative delle Malattie Infettive all’ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, intervistato da Orizzonte Scuola, l’obbligatorietà avrebbe senso solo de “se si facesse uno screening sierologico di massa in una scuola e si ripetesse ogni 30-60 giorni”. Questo, prosegue l’esperto, “potrebbe dare più senso su come il virus ha circolato all’interno della struttura”. Infatti, il test sierologico può dare un’idea precisa di una determinata situazione soltanto se “viene svolto in maniera massiva”, ma, avverte, “non dà l’idea della portata del virus all’interno di una classe o di una scuola”. Il professore precisa che i test sierologici “danno alcune informazioni che, dal punto di vista epidemiologico, sono parziali”, perché la sierologia dà la segnalazione della presenza di anticorpi nel sangue e dell’avvenuto contatto con il virus, ma non è indicativo della presenza attuale del virus. Ragione per la quale questi esami “si prestano più a considerazioni in ambito sierologico che effettivamente preventivo”. In altre parole, per l’ambito preventivo, più che del test sierologico, serve il tampone.
E mentre proseguono le discussioni sui test sierologici per i docenti, intanto ieri il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina e il sindaco di Roma Virginia Raggi hanno fatto un sopralluogo all’Istituto comprensivo “Via Anagni”, nella periferia est di Roma. “Una grande sfida“, ha ammesso il sindaco sul suo profilo Facebook. La visita, prosegue Raggi, ha rappresentato un’occasione “molto significativa per vedere il lavoro che è stato portato avanti all’interno delle scuole in vista della riapertura“. E ora ci si concentra sull’ampliamento degli spazi, con “interventi di adeguamento all’interno delle scuole, ma anche sulla ricerca di nuovi“.
Post di Virginia Raggi sulla sua pagina Facebook
Ma l’obiettivo di rendere la scuola inclusiva e accessibile a tutti sembra lasciare da parte più di 5 mila famiglie nelle quali sono presenti ragazzi disabili. E’ la denuncia del presidente di ParlAutismo Rosi Pennino, per la quale la inclusione degli alunni disabili sembra essere una tematica ancora non affrontata dal ministro Lucia Azzolina. “Noi famiglie non sappiamo nulla sull’avvio della scuola per i nostri figli. Nulla!“, accusa Pennino, parlando di un atteggiamento discriminatorio dell’Esecutivo, che distingue nei fatti i “cittadini di serie A da quelle di serie B“, prosegue. “Ai nostri ragazzi verrà negato l’inizio dell’anno scolastico perché non abbiamo nessun tipo di indicazione”. Se ci sarà una effettiva discriminazione scolastica nei confronti dei ragazzi con disabilità, Pennino non esclude di ricorrere alle vie penali: “non ci resta altro che denunciare penalmente l’Esecutivo. Hanno preso la carta istituzionale e l’hanno stracciata”. A riferirlo, il Giornale.
Fonte: la Sicilia, Orizzonte Scuola, il Giornale, Facebook Virginia Raggi
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