Il Ministro dell’Interno: “Migranti, un successo, ci sono meno sbarchi rispetto al 2011”

Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese monitora la situazione degli sbarchi, che tuttavia non considera un’emergenza. “Basta fare il confronto con il 2011”, rassicura. Ma è molto preoccupata invece per le possibili infiltrazioni criminali nel tessuto sociale, a causa della fragile situazione economica del Paese

Sbarchi senza sosta, lotte istituzionali con governatori e sindaci per la questione dei migranti, come è il caso dell’impugnazione alla ordinanza del Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, timori per lo scoppiare di una crisi economica e per le possibili tensioni sociali del Paese. Questi sono alcuni dei temi di “autunno caldo” che sta per arrivare per il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. In un’intervista a Repubblica, il ministro però dice di non sentirsi abbandonata dal Governo – dal quale non si è alzata una voce in sua difesa. “Un ministro dell’Interno si trova spesso a dover prendere decisioni da solo, in tempi rapidi, e quindi assumendo sull’amministrazione che guida un’enorme responsabilità. Questa del Viminale è una poltrona scomoda, dalla quale difficilmente si conquista consenso e si possono fare promesse”, taglia corto la Lamorgese, per entrare nel vivo del problema degli sbarchi. Ci tiene a chiarire il ministro che sebbene ci sia una tendenza in aumento degli sbarchi autonomi rispetto al 2019, i numeri attuali “non rappresentano un’emergenza”. Basta fare il confronto infatti con il 2011, l’anno delle primavere arabe, in cui arrivarono in Italia circa 30.000 tunisini mentre ora ne sono giunti 8.000 dall’inizio dell’anno.

Le difficoltà, ha spiegato il ministro, sono di “carattere logistico legate alle misure di profilassi sanitaria stabilite per il Covid 19»”.Ma non sono solo i flussi migratori in un contesto di pandemia a preoccupare la titolare del Viminale, che è ben cosciente degli effetti dell’emergenza Covid 19 sulla crisi di liquidità che colpisce le aziende e, di conseguenza, l’occupazione. Un vero motivo di preoccupazione. “Da mesi, le forze di polizia – continua il ministro – stanno monitorando molti indicatori finanziari e societari. E’ in atto uno sforzo intenso, anche da parte della magistratura, per evitare che tale deficit di liquidità possa essere finanziato dalle organizzazioni criminali che — attraverso l’usura, la rilevazione delle attività imprenditoriali e il mercato dei crediti deteriorati, ricorrendo anche a prestanome e società di copertura — puntano a inquinare l’economia sana”. Sulla politica migratoria del Governo e la svolta da tempo attesa il Ministro assicura: “È pronto il nuovo decreto sull’immigrazione. II testo è già stato trasmesso a Palazzo Chigi ed è il frutto di un tavolo con le forze di maggioranza che ho coordinato qui al Viminale

Sugli effetti della crisi economica in Italia la Lamorgese ha ragione a preoccuparsi, anche perché sembra essere una crisi lontana dall’essere giunta alla fine. Secondo gli indicatori riportati da il Sole 24 Ore, che fotografano la situazione economica del Paese, l’Italia è ben lontana dalla “normalità”. Calo dell’11%, rispetto al 2019, per le auto nuove immatricolate; traffico aereo verso l’estero ancora inferiore del 35% rispetto ai livelli pre-Covid; incassi nei cinema crollati del 98%; prenotazioni nei ristoranti ridotte quasi del 40% su base annua. Sono alcuni degli indicatori aggiornati che raccontano a che punto è in Italia la crisi economica generata dall’emergenza sanitaria. Per la situazione dei lavoratori, si dovrà attendere per capire i riflessi sul mercato del lavoro della riapertura delle attività tre mesi fa. I dati disponibili attualmente, fermi ad aprile, rilevano la brusca frenata nelle assunzioni a tempo indeterminato, e l’impennata nelle domande di disoccupazione, che ha colpito anche gli stagionali, soprattutto nel settore del turismo e della ristorazione, caratterizzati da contratti di lavoro occasionale. I numeri parlano da sé, con un calo del 72% delle ore retribuite nel mese di aprile. Si spera che le misure di protezione sociale prese dall’Italia e l’accordo sul recovery fund raggiunto in seno all’Unione europea inizi a dare i suoi frutti e segni un’inversione di marcia, affinchè l’autunno caldo non diventi un inverno rovente.

Fonti: la Repubblica, il Sole 24 Ore

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