Dopo l’ordinanza del Governatore della Sicilia Nello Musumeci, il governo parte per la linea dura. A breve il Consiglio dei Ministri si riunirà per l’impugnazione.
È durato poco il tentativo di dialogo tra il Governo e la Regione Sicilia, dopo che il presidente Nello Musumeci ha varato una ordinanza che decreta l’espulsione di tutti i migranti dagli hotspot e da ogni centro di accoglienza presente sull’isola e il loro trasferimento in strutture fuori dalla Regione. Il Viminale aveva subito evidenziato che la gestione dei flussi migratori resta di totale competenza delle leggi nazionali e non regionali. Ma il Governo, tuttavia, non sembrava intenzionato, almeno in un primo momento, ad impugnare l’ordinanza. Il punto di svolta è arrivato successivamente, con le parole di Musumeci: “Se il Governo ci verrà incontro potrà chiederci 2-3-5-8 giorni di tempo per trovare la possibilità di ricollocare i migranti e di mettere i sigilli in tutti i centri di accoglienza”. La proposta del presidente sarebbe stata interpretata dal governo come una minaccia. “Questa non è più una trattativa – afferma una fonte riportata da l’Huffington Post – Se denunci un’emergenza, chiedi il ricollocamento degli ospiti e vuoi fare una trattativa indichi uno o due mesi di tempo. Se l’orizzonte è di ventiquattr’ore vuol dire che vuoi andare allo scontro”. Il governo ha colto la palla al balzo e ha alzato i toni, fissando per i prossimi giorni un Consiglio dei Ministri nel quale l’esecutivo procederà con l’impugnazione dell’ordinanza che sarebbe non solo inapplicabile ma anche scorretta dal punto di vista giuridico. Per il governo, se l’ordinanza si basasse davvero su un problema di ordine sanitario – come è stato giustificato da Musumeci – allora la decisione della Regione dovrebbe essere attinente ai protocolli, ai tamponi, al monitoraggio, e non alle materie di gestione del flusso migratorio, su cui non ha alcuna competenza.
C’è chi vede nella radicalizzazione della posizione del Governatore siculo la mano di Matteo Salvini. Per il Ministro del Sud Giuseppe Provenzano, con la sua ordinanza Musumeci non svolge il suo dovere di governare la Regione, ma apre scontri istituzionali con lo Stato servendosi della Sicilia per la campagna elettorale di Salvini in altre Regioni. Le critiche al presidente della regione arrivano non solo dagli esponenti del governo e dalla maggioranza ma anche da settori legati alla Chiesa Cattolica, per la quale Musumeci usa la sua decisione in modo selettivo contro i più deboli. Gli ‘untori’ – riferisce l’Avvenire – diventano così i profughi e migranti poveri e chi li trae in salvo, non i turisti più o meno benestanti che arrivano sull’isola. Il quotidiano cattolico cita infatti i dati forniti da Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità. Locatelli ha infatti spiegato pochi giorni fa che, a seconda delle regioni, il 25-40% dei nuovi contagi da Covid-19 è importato da chi rientra dalle vacanze, mentre la positività tra i migranti non va oltre il 5%.
Fonti: Huffington Post, Avvenire