In un’intervista l’ex presidente del Brasile Luis Inacio Lula da Silva ha chiesto scusa per aver concesso asilo politico a Cesare Battisti. Per il fratello dell’ex attivista dei Proletari Armati per il Comunismo, Lula vuole solo “salvarsi la pelle”
Cesare Battisti, estradato in Italia nel gennaio 2019 e da allora rinchiuso nel carcere di Oristano, aveva confessato nel marzo del 2019 di aver commesso quattro omicidi per i quali si era sempre dichiarato innocente. L’ammissione di colpa è stata accolta con grande rammarico dall’ex presidente, che in un’intervista concessa al canale Youtube TV Democracia ha ammesso di aver provato una “grande frustrazione”. A riportarlo il Giornale. Per l’ex presidente, Battisti ha messo in cattiva luce un governo che aveva un rapporto straordinario con tutta la sinistra italiana ed europea. “Come me, tutti quelli della sinistra brasiliana che hanno difeso Cesare Battisti – ha proseguito Lula – sono rimasti delusi. Da parte mia, non ho nessun problema a scusarmi con la sinistra italiana e con le famiglie, perché lui ha commesso i reati e ingannato molte persone in Brasile“.
Ma per il fratello di Cesare, Vincenzo Battisti, Lula ha sbagliato non per aver concesso l’asilo politico, in cui credeva, ma per aver espresso il suo pentimento. Il fratello sostiene infatti che le parole dell’ex presidente siano state pronunciate “per salvarsi la reputazione nel suo Paese agli occhi del suo popolo”, riferisce Adnkronos. Forse non ha tutti i torti Vincenzo Battisti. In una dichiarazione riportata dall’Ansa, e rilasciata nell’aprile del 2019, a seguito dell’ammissione di colpa di Battisti, l’ex presidente brasiliano aveva detto che non si era pentito di aver concesso asilo a Cesare Battisti, ma ha precisato che gli aveva dato rifugio su indicazione del suo allora ministro della Giustizia, Tarso Genro. “Non mi sono pentito perché non sapevo, le informazioni che avevo ricevuto dal ministero della Giustizia, che aveva seguito il processo, indicavano che non aveva commesso questi crimini”.
Fonti: il Giornale, Adnkronos, Ansa