L’agente Arianna Virgolino, sospesa per un tatuaggio già cancellato, si dice pronta a fare ricorso alla Corte europea.
Un minuscolo tatuaggio a forma di cuore, peraltro già cancellato con il laser: questa la ragione per cui Arianna Virgolino, agente 31enne con un encomio del questore di Lodi sul curriculum si è vista allontanare dalla Polizia di Stato per “demeriti estetici”. Il poliziotto ora sospeso dal servizio attivo ha ricevuto nel novembre del 2019 i complimenti del questore di Lodi per aver contribuito a sedare una rissa a bottigliate quando non era in servizio: un paio d’ore dopo, la telefonata da parte del Consiglio di Stato che le ha gelato il sangue: “Avevo già eliminato il tatuaggio con nove dolorose e costose sedute di laser. Sono arrabbiata e delusa per questa sentenza”, si sfoga Arianna Virgolino in un’intervista, riportata da Il Giorno.
Arianna è entrata in polizia dopo aver brillantemente superato il concorso statale che contava più di 89.000 partecipanti: inizialmente, non ha avuto nessun problema ma durante un controllo medico di routine le vengono poste domande sulla cicatrice che ha sul polso, unica traccia rimasta del tatuaggio che ha dovuto rimuovere per entrare in Polizia: “Ho preferito essere corretta e parlare del tatuaggio che era ormai sparito. Ciò che ho ottenuto e di essere messa alla porta”, ricorda l’ex agente. Dopo aver inizialmente vinto il ricorso al Tar, la sentenza del Consiglio di Stato le ha definitivamente vietato di continuare a portare la divisa: “E’ stato un periodo stressante: prima della decisione definitiva mi hanno tenuto sulla corda per mesi, spesso a fine turno mi veniva da piangere”, si sfoga Arianna.
Sul web nel frattempo è facile trovare con una semplice ricerca online una lunga serie di foto di agenti italiani e non che esibiscono tatuaggi, visibili pure con la divisa addosso: Mi sono dovuta arrangiare. Ho venduto l’auto per pagare i legali e sto facendo un altro lavoro ma voglio solo tornare a fare la poliziotta”, dichiara Arianna Virgolino. Se il Consiglio di Stato rifiuterà di rivedere la sua sentenza, la donna si dice pronta a ricorrere alla Corte Europea – riporta Il Fatto Quotidiano: “Mettetevi una mano sulla coscienza: ho il diritto di stare nella Polizia”.
Fonte: Il Giorno, Il Fatto Quotidiano