Vengono allo scoperto i politici che hanno richiesto il bonus Inps per beneficiare dei 600 euro. Tra questi tre leghisti, due in Veneto e uno in Piemonte.
Escono allo scoperto, giocando d’anticipo, e sperando che autodenunciandosi possano in qualche modo rimediare alla brutta figura fatta. Sono loro: parlamentari, consiglieri regionali, assessori, sindaci che hanno chiesto e ottenuto il bonus Inps da 600 euro, certamente in modo regolare visto che, da decreto, era permesso loro chiederlo. Non è stata invece una mossa di buon senso, tant’è che alla notizia circolata sui social moltissime voci di protesta si sono alzate, sia da persone comuni che dagli stessi partiti. E da ieri iniziano a circolare i primi nomi, dopo che su Twitter l’hashtag #fuoriinomi è sbalzato in tendenza. Il primo della lista ad aver beneficiato del sussidio è Matteo Gagliasso, 27 anni, ingegnere e libero professionista. Eletto al consiglio regionale in Piemonte nelle file della Lega, ha riferito di aver fatto un bonifico all’Inps, venerdì, per restituire le due rate del bonus che aveva ricevuto, come raccontato a Lo Spiffero. “Nel periodo dell’emergenza ho accusato un calo di fatturato“, ha detto Gagliasso che ha effettivamente ricevuto due rate del bonus. Accortosi prima di partire per le vacanze dell’accredito, di sua spontanea volontà ha fatto il bonifico all’Inps. “Quando è uscita la notizia io ero tranquillo perché sapevo di aver già restituito tutto”, ha riferito.
A lui si aggiunge il vicepresidente della regione Veneto e fedelissimo di Luca Zaia, Gianluca Forcolin, eletto sempre tra le fila del Carroccio: “Faccio mea culpa. A fare domanda per me è stata la mia socia dello studio di tributaristi“, racconta il leghista. A lui il bonus non sarebbe mai arrivato, ma se anche gli fosse stato accreditato lo avrebbe girato ai suoi dipendenti che erano in cassa integrazione. Almeno, così dice. Ma la lista in Veneto è lunga. Ci sono anche i due consiglieri regionali Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli. Il primo lo avrebbe ricevuto e dato in beneficenza, secondo quando affermano fonti del Carroccio in Veneto. Confessa anche Federico Broggi, riporta Open. “Non aspetto che qualcuno trafughi notizie, né che l’Inps renda noti i nomi, ma preferisco dire che ho chiesto il bonus da 600 euro come libero professionista”, ha riferito Broggi, segretario provinciale del PD di Como e Sindaco di Solbiate con Cagno, comune di circa 4.000 abitanti. Anche in questo caso, il bonus è stato richiesto per via del calo di fatturato. “Nonostante il non fatturato di 3 mesi, tra luglio e ottobre ho giustamente versato e verserò quasi 3.000 euro di contributi e tasse; nonostante tutto ciò, ho continuato a saldare gli impegni presi negli anni precedenti”, ha spiegato il politico.
Anche Rosario Piccioni, consigliere comunale di una lista civica a Lamezia Terme, in Calabria, viene allo scoperto con un post pubblicato su Facebook. “Voglio essere trasparente fino all’inverosimile: ho chiesto e ottenuto, così come 142.000 avvocati in Italia, il bonus professionisti legato al Covid-19 semplicemente perché ne avevo diritto e ne avevo bisogno”. A lui, 600 euro per il mese di marzo e 600 euro per il mese di aprile. “E non me ne vergogno: perché di professione faccio l’avvocato e non il politico!!!”, spiega. Anche la giustizia, nei mesi di marzo e aprile, è stata completamente paralizzata. Insomma, gli avvocati non hanno lavorato, non hanno svolto cause e non hanno ricevuto clienti. C’è poi Anita Pirovano, consigliera comunale a Milano per Milano Progressista che ha scelto la via dell’autodenuncia con un post su Facebook.