Non è stato raggiunto alcun accordo nel primo incontro tra Atlantia e Cdp sul dossier Autostrade. Le parti sono molto distanti dopo l’apertura di Benetton ad un’asta internazionale per le quote societarie. Governo sul piede di guerra per l’arenarsi della trattativa.
Il tanto atteso, primo, vertice tenutosi nella mattinata di ieri con il Ceo di Atlantia Carlo Bertazzo e il l’Ad di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo si è concluso in un nulla di fatto. Nessuno, va detto, si aspettava un esito diverso dopo il rilancio dei giorni scorsi della famiglia Benetton che ha annunciato di voler vendere – come pattuito dopo la lettera del 14 luglio scorso da parte del Governo – le proprie azioni, che valgo l’88% dell’Aspi, ma al miglior offerente aprendo ad un’asta internazionale. In alternativa, Atlantia ha proposto una scissione proporzionale con il nuovo assetto quotato a Piazza Affari. Un modo per costringere Cdp a trattare e mandare un chiaro messaggio al Governo del Premier Giuseppe Conte: la partita è appena iniziata. Certo non si potrà non tenere conto dell’ingresso in quota di maggioranza della pubblica statale. A tal proposito si potrebbe ipotizzare che il 33% – frazionato il restante in modo da far rimanere Cdp la più forte dell’asset – possa essere ceduta in trattativa riservata. In tal modo – come spiega HuffingtonPost – si passerebbe da una cessione ad una diluzione, un’ipotesi non gradita allo Stato che potrebbe ritrovarsi in Cda con acquirenti non graditi, magari stranieri.
Resta, secondo i patti, una minima quota all’interno di Aspi da parte di Edizioni – controllata principale di Benetton – ma che, stando ai patti – sarà inferiore al 10% in modo da non permettere agli imprenditori veneti di sedere in Cda. Tutto, ricordiamo, dovrà avvenire nei prossimi 18 mesi. Ci sono, inoltre, alcuni nodi da affrontare. Come spiega Il Sole 24 Ore, per il rilancio di Autostrade saranno necessari investimenti consistenti – oltre al nodo da sciogliere degli 8 miliardi di debiti dell’azienda – per mettere in sicurezza, negli anni, i quasi 3mila km di asfalto gestiti. L’accordo iniziale prevede infatti, prima dell’ingresso di Cdp, un aumento di capitale di 4 miliardi di euro, ma l’ipotesi nelle intenzioni di Atlantia sembra tramontata. Restano, fanno sapere fonti del Tesoro, punti inavvicinabili come manleva e way out per Cdp senza penale dall’intesa, considerate irricevibili da parte di Benetton.
Nella lettera del 4 agosto scorso – inviata da Atlantia – si legge infatti: “La richiesta di ampissime garanzie contrattuali, di indennizzi e di manleve non coerenti con un’operazione di quotazione in borsa”. Parallelamente si sta discutendo al Ministero dei Trasporti, guidato dalla Dem Paola De Micheli, l’accordo transattivo e la ripartizione dei 3,4 miliardi dovuti dalla società come risarcimento. Allo stesso tempo, il Mit, ha chiesto ad Autostrade ha chiesto di predisporre una curva delle tariffe che abbia un andamento nel lungo periodo, senza rientri ed aumenti di sorta.
Fonte: HuffingtonPost, Il Sole 24 Ore