I verbali del Coronavirus rivelano: gli esperti volevano chiusure differenziate. Conte chiuse tutto

Dai verbali desecretati sull’emergenza Coronavirus, emerge che il Comitato tecnico scientifico avrebbe proposto chiusure differenziate ma il Premier decise di chiudere tutto il Paese con conseguenze devastanti sull’economia.

Nei giorni scorsi la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva annunciato che avrebbe fatto ricorso contro la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio che – accogliendo la richiesta della fondazione Luigi Einaudi – aveva sentenziato l’obbligo di rendere pubblici i verbali prodotti dal Comitato Tecnico-Scientifico durante l’emergenza Coronavirus. Palazzo Chigi, dunque, voleva mantenere il segreto di Stato. Nello specifico – riportava Il Fatto Quotidiano – il Governo sosteneva che la diffusione dei verbali avrebbe solo generato caos e, pertanto, chiedeva di attendere almeno fino alla fine dell’emergenza, prorogata fino al 15 ottobre. Ma dopo giorni di richieste da parte della fondazione Einaudi e dei partiti all’Opposizione ma anche da parte del Comitato per la Sicurezza della Repubblica – il Copasir – Palazzo Chigi ha deciso di desecretare alcuni di questi verbali. Si tratta di 5 dei documenti sui quali il Governo si è basato nel prendere i provvedimenti volti a tutelare la sicurezza sanitaria del Paese. Tuttavia – riporta la Repubblica – in un passaggio emerge che il Premier Giuseppe Conte non seguì proprio tutti i suggerimenti proposti dagli esperti. Infatti in un documento datato 7 marzo inviato dal Comitato tecnico scientifico al Ministro della Salute Roberto Speranza, i tecnici proponevano al Governo due diversi livelli di misure di contenimento: uno più rigoroso per le zone più colpite dal virus – tutta la Lombardia, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti – e l’altro più flessibile per il resto del territorio. In pratica gli esperti proponevano chiusure differenziate in base al livello di gravità della situazione sanitaria. ma il Presidente del Consiglio scelse diversamente e due giorni dopo – il 9 marzo – con un Dpcm bloccò tutta l’Italia senza citare alcun atto del Cts a giustificazione della sua decisione. La decisione del Premier ha avuto, quale conseguenza indiretta, il crollo dell’economia. La chiusura di diverse attività – con conseguente perdita di posti di lavoro – anche in zone dell’Italia dove i tecnici non ritenevano necessario imporre il lockdown. Il suicidio di imprenditori o lavoratori dipendenti che hanno perso tutto perché costretti a chiudere quando, secondo gli scienziati, avrebbero potuto tenere aperta la loro attività. Per il momento i documenti desecretati sono soltanto 5, si attendono gli altri nei prossimi giorni come già preannunciato dal ministro Speranza durante l’informativa al Senato.

Samanta Airoldi

Fonte: Repubblica, Il Fatto Quotidiano

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