Cosa si nasconde dietro le nomine dei servizi segreti? Perché Giuseppe Conte ha agito da solo? Quali rapporti e quali conflitti di interesse tra il Premier e i vertici dell’intelligence si celano dietro i ruoli di potere?
Nel decreto pubblicato il 30 luglio scorso – decreto che proroga lo stato di emergenza fino al prossimo 15 ottobre – il Governo ha garantito ai vertici dell’intelligence italiana la possibilità di rinnovo dell’incarico per altri quattro anni. Il tutto, è avvenuto in pieno segreto, senza che i membri del Copasir – Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – ne fossero a conoscenza. Le norme sinora in vigore sugli 007 sono state approvate il 3 agosto 2007, con la legge 124 che regola il “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”. Stabiliva inoltre, riguardo alle nomine dei direttori dei Servizi stabiliva, che la direzione generale del Dis – Dipartimento delle informazioni per la sicurezza – è affidata ad un dirigente di prima fascia o equiparato dell’amministrazione dello Stato. La nomina e revoca spettano in via esclusiva al Presidente del Consiglio dei ministri; l’incarico ha comunque la durata massima di quattro anni ed è rinnovabile per una sola volta.
Fatte tali premesse, nel comunicato in cui si rendeva noto della modifica della norma, informa Il Corriere della Sera, la presidenza del Consiglio ha assicurato che tale modifica “non determina un aumento della durata degli incarichi dei direttori del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e delle due Agenzie per le informazioni e sicurezza, l’Aise e l’Aisi. Ma nulla è stato detto sulle procedure seguite e sulle informazioni fornite alle opposizioni. Giuseppe Conte non ne ha parlato in Parlamento, non ne ha discusso, non ne ha fatto menzione nella risoluzione presentata dalla maggioranza. Da qui le proteste. “Si modifica per decreto una cosa delicatissima come la legge sui servizi segreti, all’insaputa di tutti e in spregio alle istituzioni”, dice Giorgia Meloni all’Adnkronos. E fa poi notare che se l’avesse fatto un governo di destra, sarebbe stato definito un colpo di Stato. Gli azzurri di Silvio Berlusconi chiedono invece al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di riferire in Aula, sotto voce di Annamaria Bernini. La questione, osserva Licia Ronzulli di Forza Italia, è di chi siano al servizio, i servizi segreti. E nel silenzio di PD e M5S, ciò che si chiede è che cosa ha motivato questa decisione e quali motivi hanno indotto il Governo a rivedere la politica sui Servizi adottata per anni.
Cambiare, ma perché?
Di fatto, sostituendo la frase “per una sola volta” con la nuova dicitura “con successivi provvedimenti per una durata complessiva massima di ulteriori quattro anni”, sia il direttore generale del Dis e fedelissimo di Conte Gennaro Vecchione, che i vertici delle altre due agenzie – Mario Parente (Aisi) e Gianni Caravelli (Aise) – potranno ottenere più volte il rinnovo del loro incarico, non una sola volta e rimanendo comunque al loro posto per un massimo di altri quattro anni. Lo scorso giugno, ricorda Il Sole 24 ore, il governo aveva completato i quadri di vertice dei nostri servizi. Il presidente del Consiglio aveva nominato due nuovi vicedirettori all’intelligence. All’Aisi, il servizio di sicurezza e informazioni interne guidato dal prefetto Mario Parente, approda Vittorio Pisani, dirigente generale della Polizia di Stato e consigliere ministeriale al Viminale per l’immigrazione. All’Aise, il servizio informazioni e sicurezza esterna diretto dal generale della Guardia di Finanza Luciano Carta, arriva Angelo Agovino, generale dei Carabinieri e oggi comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma.
Su questo, Conte ha avuto mano libera, decidendo modalità, tempi e nomi, gestendo la partita e le nomine. E come ricorda InsideOver, dietro le nomine ci fu una lunga battaglia al governo, soprattutto fra il Premier e i renziani. Quasi due anni fa, il governo gialloverde nominava il generale della Finanza, Gennaro Vecchione ai vertici del Dis, per coordinare le attività operative di Aise e Aisi. Ma i rapporti fra Vecchione, uomo di fiducia di Conte, e Carta, sono complessi, con Giuseppe Conte che prende sistematicamente le difese del primo, anche quando Roma viene coinvolta dall’Attorney General William Barr, nella controinchiesta del Russiagate. Nell’ottobre dello scorso anno, infatti, fu Giuseppe Conte ad autorizzare l’incontro tra il capo del Dis Gennaro Vecchione e Barr per cercare “nell’interesse dell’Italia di chiarire quali fossero le informazioni degli Stati Uniti sull’operato dei nostri Servizi all’epoca dei governi precedenti”. Alla riunione del 27 settembre, oltre a Vecchione, parteciparono anche i i direttori di Aise Luciano Carta e dell’ Aisi Mario Parente. E proprio in queste ore, il Procuratore generale degli Stati Uniti John Durham starebbe per concludere l’indagine sulla questione. Che questo abbia qualcosa a che fare con la decisione di Giuseppe Conte di blindare i nostri servizi segreti? Potrebbe. Ma è presto per rendere supposizioni, delle realtà.