L’annuncio del Premier Giuseppe Conte sulla gestione della crisi sulle coste siciliane agita il PD che teme un nuovo Governo giallo-verde. E mentre il Viminale è sotto assedio, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio annuncia che volerà a Tunisi.
La crisi dei migranti scuote la Maggioranza dalle basi: il tema, sempre spinoso ed ostico per la diversissima differenza di vedute di intervento, rischia di far capitolare il Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma, a differenza del Premier, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle hanno una partita importante da giocare a settembre, ovvero le regionali. La linea di intervento del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese non ha, come era prevedibile, attecchito. Da mesi ormai l’instabilità politica della Tunisia – e conseguentemente il minor controllo dei porti – allarmava l’intelligence italiana: i gruppi criminali che affollano le coste libiche ne hanno approfittato per spostare i loro traffici. Le rotte sono cambiate – pur sempre in direzione Sicilia – e complice l’assenza di una strategia europea unitaria si è giunti in poco tempo al collasso. L’assenza del Premier in questi giorni, sul tema, si è fatta sentire. Nelle scorse ore il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio – a testimonianza del clima che c’è in Maggioranza – ha preso la palla al balzo per portare un doppio colpo: da una parte attaccare, quello che dall’accordo sul Recovery Fund sembrava inattaccabile, cioè il Premier, e dall’altra proporsi come risolutore della crisi. Di Maio sarà presto in Tunisia, anche se – per motivi di competenze – Lamorgese ha visitato il Paese africano due giorni fa, per chiedere al Presidente tunisino il braccio forte che l’Italia non ha: “Se è necessario affondare barchini e gommoni per evitare le partenze”.
Ieri, in occasione della visita a Cerignola presso un bene confiscato alla mafia, il Capo del Governo è finalmente intervenuto sulla questione, come spiega Ansa. Il Premier ha scelto la linea delle fermezza: “Non si entra in Italia in questo modo. Ci sono migranti che tentano di sfuggire alla sorveglianza sanitaria: non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo essere duri e inflessibili, dobbiamo intensificare i rimpatri. È quella la strada”. Il Governo sta intensificando i contatti con la Tunisia: sul tavolo un accordo simile a quello stipulato con la Libia. Le autorità italiane addestreranno gli uomini della Guardia Costiera di Tunisi, fornendo inoltre mezzi per il contrasto alle attività criminali. Inoltre, verranno intensificati i rimpatri: previsti 2 voli settimanali da circa 80 persone. Si lavora, ma al momento è solo una bozza sulla scrivania del Capo della Farnesina, ad un modello di cooperazione e sviluppo – in stile francese – per Tunisi.
Parole e posizioni che hanno scatenato immediatamente la reazione del Partito Democratico, di Italia Viva e Leu. La linea dura del Premier non piace, non si ravvede la differenza tra il Governo giallo-rosso e il Governo giallo-verde. I Decreti Sicurezza sono lì, applicati ogni qualvolta ve ne sia bisogno, mentre la maxi-sanatoria voluta dal Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova non ha avuto gli effetti sperati. Gli accordi con la Libia sono stati rinnovati, mentre non è stato modificato il sistema di accoglienza nazionale nè tantomeno l’accordo di Malta – fortemente voluto da Lamorgese – sulla redistribuzione dei migranti sta funzionando. In altre parole: il Governo Conte II sta seguendo la linea tracciata dall’Esecutivo precedente composto da 5 Stelle e Lega. Qualcosa di prevedibile, in fondo, dal momento che Di Maio e soci da una parte e il Premier dall’altra hanno sempre fatto loro i risultati sull’immigrazione del precedente Governo, tranne nel caso di Open Arms, chiaramente.
Il PD sa che sul tema si gioca molto – anche della sua identità – e accusa il Premier di voler mettere in ombra i Dem. Il Segretario Nicola Zingaretti, come spiega Il Corriere della Sera, mal sopporta l’accentramento di Palazzo Chigi, ma soprattuto non riesce a dare una linea sul tema al Governo. C’è, e non del tutto immotivato, il timore che Lamorgese posssa saltare e, una delle poltrone più importanti, finire in mano ad una personalità vicina la Premier. A Via del Nazareno riecheggiano ancora le parole del Governatore del Lazio: “Siamo arrivati a questo punto perché per l’ennesima volta Conte ha deciso di rinviare. La non gestione di questo tema ha ridato fiato a Salvini e ora lo stiamo rincorrendo”. Ma l’attacco non è solo per Conte, c’è anche Di Maio tra i motivi delle ire del Segretario. Manca, accusa Zingaretti, una strategia ad ampio spettro in politica estera che possa permettere una migliore gestione dei flussi. I numeri restano altissimi: dal 1 gennaio sono sbarcati sulle coste italiane 14.438 migranti, di questi 5.806 sono di nazionalità tunisina mentre il Bangladesh è il secondo Paese per le partenze. Nel 2019 – nelle stesso periodo – erano arrivati 3.920, mentre intanto l’hotspot di Porto Empedocle ha raggiunto le mille unità a fronte di una capienza di un centinaio di persone.
Fonte: Ansa, Il Corriere della Sera
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