Da un anno all’altro, e con un incubo in mezzo chiamato Lockdown. E’ l’anno orribile per l’Italia e per il mondo, certo. Il nostro Paese fu il primo in Occidente ad essere colpito, mortalmente. Bare e bollettini che sembravano diramati da una trincea, i numero dei morti che salivano, esequie e messe vietate. Ora che il peggio sembra passato, e con il timore che ritorni, si prevedono altri lutti, quelli causati dalla disgregazione economica e sociale prodotta dal Covid. E anche Papa Bergoglio ha paura.
Iniziamo dall’ottobre di un anno fa, fonte Adnkronos, su dati Istat: il tasso di disoccupazione registrato a settembre si assestava al 9,9% con una maggiorazione di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente. Le persone in cerca di occupazione erano in aumento di 73 mila unità rispetto all’agosto dello stesso anno, con una variazione pari al 3%, Dati non incoraggianti, quelli di settembre 2019, da contestualizzare in un’economia in stagnazione. Ma quello che ci attende ora, un anno dopo era inconcepibile solo qualche mese fa. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli nel corso di un’intervista al Corriere della Sera ha usato la metafora della «tempesta perfetta». Ed è proprio quello che potrebbe accadere a settembre: perdita di posti di lavoro e chiusura di almeno 270mila imprese. Uno scenario più che verosimile se pensiamo che a Milano il 90% degli alberghi è ancora chiuso, a Roma bar e ristoranti lamentano la perdita di due terzi degli introiti rispetto al periodo pre Lockdown.
La Banca d’Italia parla, e fa paura
La Banca d’Italia prevede, nella migliore delle ipotesi, un crollo del Pil del 9% quest’anno. E il 17 agosto scade il divieto di licenziamento imposto dai dl Cura Italia e Rilancio. E sarà il disastro. Già ad aprile il numero delle persone occupate è calato di 274mila unità, mentre c’è stato un forte incremento degli inattivi – coloro che non lavorano e non cercano lavoro – con un aumento di 746mila. In questo scenario, parlare di 560mila disoccupati in più stimati dal Def a fine anno appare, al momento, irrealistico, perchè l’Istat prevede un calo del 9,3% tra gli occupati a tempo pieno per il 2020 ed “è un’enormità, che tradotta fa oltre due milioni di posti di lavoro persi”. Lo ha sottolineato il presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi parlando con l’AGI e ha avvertito: “È molto più complesso far riprendere l’intero mercato del lavoro con un calo cosi’ drammatico di posti, piuttosto che far risollevare il Pil dal crollo – comunque drammatico – stimato“. E i propri timori li ha spiegati in questo modo : “Quando un posto di lavoro viene perso non è detto che poi un aumento del Pil ricreerà lo stesso posto di lavoro; può portare infatti a creare un altro posto di lavoro o può creare nessun altro posto di lavoro perché magari il Pil cresce in settori che non hanno grande domanda di occupazione”.
Bergoglio parla, e si capisce che ha paura
Ed è il lavoro, dunque, il punto cruciale. Con questo scenario ormai imminente Papa Francesco all’Angelus domenicale ha chiesto un impegno alla politica per rilanciare l’occupazione, condizione essenziale per garantire la coesione sociale. “Auguro che in questo periodo molti possano vivere qualche giorno di riposo” ha detto Bergoglio, che subito dopo ha sottolineato: “Nello stesso tempo auspico che, con l’impegno convergente di tutti i responsabili politici ed economici, si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti“. Il lavoro ha aggiunto il Pontefice “è e sarà un problema della post-pandemia” e “ci vuole tanta solidarietà e tanta creatività per risolvere questo problema“.
Fonte: Adnkronos, Confcommercio, AGI, Banca d’italia