Il Capo del Viminale ha parlato della crisi dei migranti e dei nuovi provvedimenti per cercare di gestire un flusso costante di arrivi che ormai da inizio luglio attanagliano le coste siciliane. Per il Ministro tra le problematiche da risolvere ci sono i contrasti con i Sindaci ed i Presidenti delle Regioni.
Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, in una lunga intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, è intervenuta sulla crisi dei migranti che sta colpendo, in particolar modo la Sicilia. Il numero degli sbarchi da inizio luglio è aumentato considerevolmente – specie i cosiddetti arrivi fantasma, ovvero quelli su imbarcazioni di fortuna come piccoli gommoni o barchini – e soprattutto sembra essere cambiato il punto di partenza. Non più la Libia, Paese con il quale, sul tema, l’Italia ha stretto diversi patti per il contrasto all’immigrazione – non con risultati che lasciano a desiderare – ma dalle coste tunisine. Complice il momento di grave instabilità politica che sta vivendo il Paese nord-africano, le organizzazioni criminali hanno spostato i loro traffici. Per tali motivi, il Ministro dell’Interno ha annunciato che, dopo aver incontrato il Ministro dell’Interno francese Gérard Darminin e il Commissario Europeo all’Immigrazione dell’Ue, Ylva Johansson, si recheranno a Tunisi insieme per provare a coinvolgere il Governo locale per provare a stipulare un patto come quello libico: contrasto alle partenze in cambio di fondi per la cooperazione.
Il messaggio, nella giornata di ieri, era arrivato anche dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio che aveva esortato il Governo tunisino – con l’aiuto dell’Italia – a manomettere barchini e gommoni in modo che nessuno potesse prendere il largo. Una dichiarazione forte, all’interno dell’Esecutivo, che ha costretto di fatto il Ministro Lamorgese a rispondere: le critiche alla gestione dei flussi migratori – arrivate per altro anche dal Partito Democratico – sono essenzialmente rivolte al Capo del Viminale. Lamorgese teme di poter perdere il sostegno alle modifiche dei Decreti Sicurezza – che ha già promesso di portare a termine entro l’autunno – oppure, clamorosamente di essere messa da parte. Non aiuta certo il silenzio del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul tema. Sotto la lente di ingrandimento proprio il patto di Malta voluto da Lamorgese, che ha ridefinito i termini per la distribuzione dei migranti nei Paesi dell’Unione Europea.
Nonostante la validità, tutt’oggi, del Decreto Ministeriale del Viminale che di fatto considera: “Porto non sicuro” l’Italia – causa pandemia Covid – gli sbarchi sulle coste non si sono mai fermati. Preoccupa, inoltre, lo scarso numero di forze dell’ordine messe a disposizione per la crisi: le fughe dai centri di accoglienza e dagli hotspot di questi giorni hanno dimostrato come il tema sia stato affrontato con una certa superficialità dall’Interno. Per questi motivi, e chiaramente anche per la profonda preoccupazione di queste ore dell’opinione pubblica, Lamorgese stamane ha dichiarato al Corsera: “Garantiremo la tutela della salute pubblica delle nostre comunità locali, ma i migranti economici sappiano che non c’è alcuna possibilità di regolarizzazione per chi è giunto in Italia dopo l’8 marzo 2020″.
Il Capo del Viminale ha spiegato che tutti coloro che arrivano in Italia – non solo clandestinamente – sono sottoposti a test sierologico e poi al tampone. Il Ministro si sia affrettato nel dire che: “Solo in una cornice di sicurezza è possibile gestire il controllo delle frontiere e i flussi dell’immigrazione irregolare, sempre nel rispetto dei diritti umani e della salvaguardia delle vite in mare e in terra”, confermando poi l’arrivo di circa 1.500 soldati – in soccorso di Lamorgese è arrivato infatti il Ministro delle Difesa Lorenzo Guerini – che saranno dislocati in Sicilia ma anche in Friuli Venezia-Giulia. Come aggiunge Open, saranno inoltre aumentati i rimpatri, che potranno essere effettuati anche a bordo nave, oltre che in aereo. Il Ministro dell’Interno – evidentemente sentitasi lasciata sola sotto i colpi dell’opposizione – ha tenuto a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Ha infatti concluso Lamorgese: “Prima di trovare posti dedicati il Viminale deve affrontare mille ‘no’ che arrivano da comuni e Regioni”. E ancora: “Per governare l’immigrazione serve prospettare modelli di intervento tutti i giorni dell’anno. Non solo quando arriva l’estate e i telegiornali trasmettono le immagini dei barconi”.
Fonte: Il Corriere della Sera, Open
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