Per evitare il processo su caso della Ong spagnola Open Arms, Matteo Salvini avrebbe bisogno della maggioranza assoluta, 160 voti. Ma in suo soccorso potrebbe arrivare il voto di 18 senatori di Italia Viva.
Sequestro di persona e rifiuto d’atto d’ufficio: potrebbero essere questi i capi d’accusa nei confronti dell’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini qualora si andasse a processo per il caso della Open Amrs. La vicenda, ricorda Fanpage, risale all’estate scorsa quando 164 migranti furono costretti ad attendere in mare per 19 giorni l’autorizzazione allo sbarco nel porto di Lampedusa. Il segretario della Lega ha già affrontato due richieste di autorizzazione a procedere nei suoi confronti per casi analoghi. Il caso Diciotti prima; il caso Gregoretti poi. Nel primo caso, la richiesta venne respinta in quanto la Lega era al governo con i Cinque Stelle e aveva la maggioranza. Nel secondo caso, la richiesta è stata accolta e il processo, che avrebbe dovuto essere celebrato a luglio a Catania, è stato rinviato a ottobre. Potrebbe però esserci un terzo processo e a questo proposito giovedì 30 luglio è una data decisiva. Si voterà, informa Repubblica, sull’autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega, richiesta avanzata dal tribunale dei ministri di Palermo per il caso dell’ong spagnola Open Arms.
Per evitare il processo, Salvini avrebbe bisogno della cosiddetta maggioranza assoluta: 160 voti. Ma, al momento, l’ex Ministro ha appoggio sicuro soltanto del centrodestra: 63 voti dei suoi colleghi di partito; 56 voti dei senatori di Forza Italia; 17 di Fratelli d’Italia: 136 voti sicuri. Voteranno invece a favore del processo nei suoi confronti i 95 senatori del M5S; i 35 del PD; i 5 di Leu. Ovvero, le forze politiche di maggioranza. Decisivo, quindi, è il voto dei 18 senatori di Italia viva che potrebbero decidere di votare contro il procedimento: mancherebbero così solo 6 voti per raggiungere la maggioranza assoluta, che potrebbero arrivare dai 33 senatori del Gruppo Misto.
Del resto, già a maggio, durante il voto in giunta, Italia Viva ha sembrato seguire questa strada, astenendosi. Con un risultato di 13 voti contro 7, la Giunta ha approvato la proposta di non concedere l’autorizzazione a procedere. Il risultato è stato determinato da tre senatori di Italia Viva, che non hanno preso parte al voto, e dalla ex pentastellata Alessandra Riccardi, che ha votato contro il processo in dissenso dal suo gruppo e che il giorno dopo è passata alla Lega. “Italia Viva ha deciso di non partecipare al voto sulla vicenda Open Arms: ci rimettiamo dunque all’Aula. Non c’è stata a nostro parere un’istruttoria seria”, fece sapere il Partito. E ancora, il capogruppo di Iv in Giunta Francesco Bonifazi, aveva riferito che era necessario ricevere indicazioni sui rischi reali di terrorismo e sullo stato di salute riguardo alle imbarcazioni bloccate in mare dall’ex ministro dell’Interno. Tuttavia, queste non sono arrivate.
Tra l’altro, Italia Viva decise di non partecipare al voto perché, in base alla documentazione, non emergerebbe l’esclusiva riferibilità all’ex Ministro dell’Interno dei fatti contestati. Cioè, l’operato di Salvini avrebbe sempre incontrato l’avallo governativo e un processo al leader della Lega finirebbe per coinvolgere anche l’operato del Premier e del governo.
Fonte: Fanpage, Repubblica