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Economia

Ennesima notte insonne a Bruxelles, ora c’è l’accordo. Ma l’Italia non vedrà nulla per molto tempo

Non era stato così lungo il vertice di Nizza del 2000. Dopo quattro giorni e quattro notti di colloqui, i leader europei hanno trovato l’accordo sul Recovery Fund. E Giuseppe Conte può tornare in Italia. Questa volta, con qualcosa tra le mani. 

E’ un buon giorno per Giuseppe Conte. O, almeno, è un giorno decisamente migliore di quelli precedenti passati ultimamente a Bruxelles. Il muro posto dall’olandese Mark Rutte e la schiera dei “frugali” aveva fatto temere l’Italia. Il Presidente del Consiglio, però, non avrebbe potuto tornare in Italia senza un accordo, incassando un fallimento che avrebbe alimentato la pressione delle opposizioni e di quella parte di maggioranza che ha smesso di fargli da spalla. Ma l’accordo, finalmente, c’è. Dopo giorni di negoziati e dopo l’ennesima notte di trattative, alle 5,32 del mattino è stato approvato il testo di un vertice che rischiava di dissolversi in un nulla di fatto.

Così, però, non è stato e il pacchetto da 750 miliardi per salvare i paesi più colpiti dal Covid dal tracollo finanziario può finalmente essere più che qualche parola. I soldi, informa l’Ansa, saranno reperiti da Bruxelles tramite gli Eurobond. Ieri sera, dopo un’altra giornata di rinvii del decisivo incontro a ventisette, Charles Michel ha radunato i capi di Stato e di Governo e presentato la nuova bozza di accordo, attesa da 48 ore. Salvi i 750 miliardi del Recovery, ma dei 500 miliardi a fondo perso 110 si trasformano in prestiti su spinta dei “frugali”, che ottengono anche un aumento dei loro rebates, gli sconti ai versamenti al Bilancio comune 2021-2027. Il bilancio finale del Recovery è dunque di 390 miliardi di sovvenzioni da non rimborsare e 360 miliardi di prestiti. Di questi, all’Italia ne andranno 209. “Un pacchetto senza precedenti”, esulta la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. “Il Recovery and Resilience Facility è stabilito in una maniera molto chiara: è volontario, ma chi vi accede deve allinearsi con il Semestre europeo e le raccomandazioni ai Paesi”, prosegue.

L’Italia, informa Il Sole 24 ore, perde così 3,8 miliardi di aiuti diretti, con l’asticella a 81,4. Guadagna invece 38 miliardi di prestiti, nella nuova versione pari a 127 miliardi. L’Italia, con 209 miliardi, si conferma primo beneficiario del Fondo davanti alla Spagna. I soldi degli Eurobond inizieranno ad arrivare nel secondo trimestre del 2021, ma all’ultimo i leader hanno deciso che potranno essere usati retroattivamente anche per coprire le misure prese dal febbraio 2020, purché compatibili con gli obiettivi del Recovery. L’Italia sarà però sorvegliata speciale sull’uso dei finanziamenti e dovrà accettare forme più intrusive di controllo nella gestione del denaro.

I numeri sembrano effettivamente dare a Giuseppe Conte ragione di sorridere. L’Italia quasi conferma i miliardi a fondo perduto previsti nel progetto originario, guadagnandone altri 39 di prestiti e potendo contare su condizionalità che pesano, ma non è previsto il diritto di veto di un singolo Paese. Il problema, scrive Repubblica, restano i tempi per ottenere i fondi. Per i prossimi nove mesi, soldi non ce ne saranno. E allora, dove reperire le risorse per risanare un’economia al tracollo? Spunta ancora una volta il Mes. Lo vogliono, ancora, PD e renziani. E Conte potrebbe dare via libera al fondo, sfruttando il vento a favore che proviene da Bruxelles. Tra l’altro, per evitare la crisi di governo sui 37 miliardi per la sanità, Conte avrebbe chiesto a Gualtieri una proiezione dei possibili vantaggi sul mercato dei titoli di Stato derivante dall’approvazione del Recovery. Il Mes, sostiene chi lo appoggia, sarebbe tra l’altro operativo entro novembre. Le risorse del Piano di Rilancio saranno disponibili invece diversi mesi dopo, non prima di aprile 2021.

La somma approvata a Bruxelles è significativamente inferiore rispetto alle ambizioni del pacchetto da 500 miliardi di euro ispirato dalla proposta di Francia e Germania a maggio e poi avallato dalla Commissione europea. Ma porta all’Italia qualcosa, e sdogana per la prima volta il principio secondo cui una istituzione europea, la Commissione,fa debito comune, un tabù che sarebbe stato impensabile solo qualche mese fa. “Momento storico per l’Italia e l’Europa”, dice Giuseppe Conte. Mentre per Emmanuel Macron è un “accordo storico”. Ma i fatti sono ancora tutti da vedere.

Fonte: Ansa, Repubblica, Il Sole 24 ore

Pubblicato da
Chiara Feleppa

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