I mesi di lockdown hanno dato un duro colpo ai diversi settori dell’economia, ma la quarantena sta portando strascichi evidenti nelle grandi città del Paese. In crisi la ristorazione e il settore turistico, mentre rischiano la totale chiusura numerosi negozi.
Sono passati oltre 80 giorni dalla fine del lockdown nel Paese, eppure la lenta discesa ed agonia dei settori che un tempo furono tra i più prolifici del Paese – da quello commerciale al turistico-ristorazione – sono ormai impegnati in una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Come previsto gli interventi – arrivati spesso in ritardo o inceppati nella macchina burocratica – da parte del Governo del Premier Giuseppe Conte non sono riusciti ad arginare le mostruose perdite di tre mesi di chiusure. Ora, quel settore che valeva il 13% del Pil sino al 2019, chiede nuovamente aiuto. Sono tanti i fattori – derivati dal lockdown – che hanno causato la flessione. Chiaramente, in primo luogo, i mancati guadagni di marzo, aprile e maggio, ma anche il ricorso da parte delle grandi aziende allo smartworking ha tolto clientela certa. Le città faticano a ripartire, mentre la stagione turistica è ormai andata peggio delle previsioni.
E così i ristoratori, tra un botta e risposta con il Viceministro Laura Castelli, contano le perdite: mutui, affitti, bollette, fornitori, sono tanti i debiti da pagare e il respiro putrido della criminalità organizzata, sempre pronta ad inserire nel tessuto sociale del Paese, inizia a farsi sentire sul collo. Come spiega Fanpage, a Milano, nelle centralissime ed affollatissime piazze di Cadorna e Gae Aulenti, ricche di uffici dove tantissimi hanno deciso di investire, sono quasi vuote. Bar, paninoteche, ristoranti, tavole calde nate proprio intorno a queste piazze non riescono più a rimettersi in piedi. Fino a febbraio, aprire un locale da queste parti sarebbe stato quasi impossibile. Ora iniziano a campeggiare i primi cartelli con su scritto affittasi. La speranza, spiegano alcuni ristoratori, è che a settembre le aziende richiamo i propri lavoratori in ufficio, che i giovani tornino presso le loro Università, che la città riprenda a correre come un tempo.
Anche a Roma la situazione è disastrosa. Come spiega Agi, nella Capitale, che di turismo vive, l’assenza dei visitatori ha svuotato hotel, b&b, ristoranti e tutti quei negozi collegati. Nel 2019 Roma ha segnato 13 milioni di turisti e un giro d’affari enorme. Oggi, le associazioni di categoria del commercio stimano che oltre 3mila attività commerciali non abbiano superato il lockdown, mentre altre migliaia sono ad un passo da abbassare la saracinesca a causa dei costi ormai impossibili da sostenere. Cifre enormi se si pensa che oltre 20mila lavoratori hanno visto il loro contratto non rinnovato post-quarantena. La città si sta impoverendo: su 1.200 hotel soltanto 200 sono tutt’oggi aperti, mentre si registra un crollo di oltre il 60% delle prenotazioni. Sono dati drammatici se si considera che molte abitazioni del centro sono state trasformate in case vacanze. In centro gli affitti dei locali vanno dai 10mila ai 50 mila euro – parliamo di Via Condotti e Nazionale – mentre si registra una contrazione degli affari per i locali commerciali di circa il 50%. Come per Milano, i ristoratori pagano l’assenza dei lavoratori: in una città piena di uffici pubblici e privati non poteva essere altrimenti. E anche loro gridano aiuto: c’è da resistere fino alla primavera prossima, ma ciò sarà impossibile senza un aiuto adeguato alle spese correnti.
Fonte: Agi, Fanpage