Al termine del 4 giorno di Consiglio Europeo, i leader dei 27 Paesi trovano un accordo. All’Italia più prestiti che sussidi, ma il Premier Conte esulta e blinda Palazzo Chigi.
Un accordo raggiunto dopo oltre 92 ore di estenuanti trattative in Consiglio Europeo, due diversi blocchi – quello dei Paesi del Sud capeggiati dall’Italia e quello dei “frugali” a guida olandese – che esultano per il risultato del Next Generation Ue. Il Recovery Fund sarà realtà: il piano proposto dal Presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, da 750 miliardi legati agli Eurobond garantiti dal Bilancio 2021-2027 ha rischiato più volte di incrinare l’idea stessa di un’Europa unita sotto il profilo politico-economico. Tante le concessioni agli Stati del Nord e completamente ribaltata la proporzionalità tra prestiti e sussidi. L’Italia riceverà di più nel complesso – 208,8 miliardi contro 173,826 della proposta iniziale – ma con più prestiti: 127,4 miliardi – a fronte degli 88,5 della bozza iniziale – mentre saranno 81,4 i miliardi a fondo perduto. Sono più o meno le 6 del mattino – più o meno mezz’ora dopo l’annuncio del raggiungimento dell’accordo – quando il Premier Giuseppe Conte si presenta in sala stampa, allestita in fretta e furia presso una della sale dell’Europe Hotel, decide di parlare in diretta, nonostante l’orario, sui suoi canali social. C’è, prima di qualsiasi prima pagina o dichiarazione dell’opposizione, interna ed esterna, la necessità di mostrare i vessilli della vittoria.
Come spiega Agi, il Premier ha deciso, durante la conferenza stampa chiarire diversi aspetti, mandando precisi messaggi in Patria. Prima lo ha fatto celebrando l’accordo, e qui chiaramente il pensiero vola subito a quella Maggioranza che sarebbe stata pronta a voltargli le spalle in caso di sconfitta a Bruxelles, con queste parole: “Siamo soddisfatti: abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso e adeguato alla crisi che stiamo vivendo”. E ancora: “Avremo una grande responsabilità, abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre”. Già dai prossimi giorni l’Esecutivo sarà al lavoro per il Recovery Plan, ovvero il piano di utilizzo dei fondi provenienti dal Recovery che ha assunto, se è possibile, una importanza maggiore alla luce della concessione del “freno d’emergenza” che permetterà ad uno Stato membro di portare all’attenzione del Consiglio Europeo obbiezioni circa le spese di uno Stato aderente al Fondo.
Ci sono diversi provvedimenti da cui partire: il Piano per il Rilancio e il Decreto Semplificazioni, ma il Capo del Governo ha già comunicato che verrà creata una task force ad hoc in vista della presentazione di settembre. Per il Premier: “Il governo italiano è forte. La verità è che l’approvazione di questo piano rafforza l’azione del governo italiano”. E di fatti l’accordo, se non ha salvato forse del tutto il Paese dal baratro, ha di certo rafforzato la posizione di Conte sul fronte interno e il suo ruolo nello scacchiere europeo come perno – affianco al Presidente francese Emmanuel Macron e la Cancelliera tedesca Angela Merkel – contro l rigoristi Ue. Per Conte, grazie all’accordo raggiunto, non vi sarà necessità di aprire il discorso – pericoloso per la Maggioranza – dei 37 miliardi di euro del Mes: “La mia posizione non è mai cambiata. Il Mes non è il nostro obiettivo”.
Come spiega Repubblica, Conte ritiene giusto l’esistenza di un sistema di verifiche in merito sia all’approvazione dei progetti che al controllo sul loro avanzamento, ma la pretesa dell’Olanda di ribaltare la governace – chiedendo al Consiglio Ue il controllo sul sistema dei fondi che invece è prerogativa della Commissione – ha indispettito molti degli Stati membri. Infine, il Premier, ha comunicato l’intenzione di convocare a Palazzo Chigi l’opposizione che ha anche ringraziato nel suo discorso di fine riunione. Il confronto è stato più volte rimandato oppure rifiutato, come nel caso di Villa Pamphilj durante gli Stati Generali. Il Premier ha voluto ad ogni modo togliersi qualche sassolino dalla scarpa ringraziando: “Le forze di opposizione, soprattutto alcuni esponenti che, pur tra legittime critiche, hanno ben compreso l’importanza storica della posta in gioco”. Nelle ultime ore infatti, il Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il Vice-Presidente di Forza Italia Antonio Tajani avevano auspicato un raggiungimento di un accordo nel più breve tempo possibile. Diverso approccio invece è arrivato dalla Lega, che aveva criticato l’enorme livello di prestiti contenuti nelle prime bozze.
Fonte: Agi, Repubblica
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