Il Primo Ministro olandese Rutte sembra aver vinto il round della proporzione tra prestiti e sussidi, ma il Premier Conte fissa l’asticella a 70 miliardi di fondo perduto.
La linea è stata tracciata: sotto i 70 miliardi a fondo perduto l’Italia non può e non scenderà. Lo ha detto e ribadito con forza il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso del terzo estenuante giorno di trattative a Bruxelles sul Next Generation Eu, il Recovery Fund proposto dalla Commissione Ue. Lo scontro – come spiega Il Fatto Quotidiano – con il Primo Ministro olandese Mark Rutte è violento: “Sembra quasi che tu voglia piegarci il braccio per non farci usare questo denaro. Il mio Paese ha una sua dignità, c’è un limite che non va superato”. Sui tavoli di Bruxelles l’olandese è l’ultimo irriducibile della frangia dei “frugali” che vorrebbero un taglio netto ai sussidi e la prevalenza dei prestiti nei fondi a disposizione. Sarà così, alla fine la spunterà, ma si cerca di non concedergli la vittoria perfetta. In tre giorni Rutte ha proposto tre tagli da 50 miliardi delle risorse a fondo perduto: dall’iniziale proposta della Commissione di 500 miliardi è arrivato a chiederne soltanto 350. Uno smacco anche alla Cancelliera tedesca Angela Merkel, nonchè Presidente di turno Ue.
Rutte sa di avere dalla sua parte il fattore tempo: Italia, Spagna e Portogallo su tutti, hanno bisogno di quelle risorse al più presto, sia per non finire nel vortice obbligato del Mes sia per coprire le finanze pubbliche dalle tempeste del mercato. Conte sa bene che non può permettersi una debacle del genere: non può farlo per il fronte interno, tantomeno per l’immagine destabilizzante che avrebbe sui mercati esteri. Austria, Svezia e Danimarca hanno mollato il colpo e si accontenteranno – se così si può dire – delle modifiche sulla governance del Recovery. Il diritto di veto olandese è un dito sul grilletto pronto a sparare. Allora – su consiglio del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – occorre rivedere i criteri di distribuzione dei soldi. Una partita che si gioca in realtà sugli incontri bilaterali che si stanno svolgendo fuori dal Consiglio Europeo. Se si riuscisse a far breccia tra i vertici Ue, si potrebbe portare a casa 70 miliardi di sussidi e 110-120 miliardi di prestiti, come spiega Repubblica.
Non una vittoria certo, ma la strategia di portare sul banco la crisi dell’euro in caso di risposta inadeguata – e conseguente rischio sui mercati per Italia e Spagna – potrebbe convincere i “frugali” ad ammorbidire le posizioni. La soglia, totale, dei sussidi dovrà necessariamente superare i 400 miliardi di euro, oppure, fa sapere Conte a Rutte, nel giro di un anno per evitare il crack occorrerà intervenire con un fondo ancora maggiore. La situazione è davvero delicata. Nella mattinata di ieri – e proseguirà oggi – il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in costante contatto con il Premier, ha sentito i suoi omologhi: primo tra tutti il Presidente della Repubblica tedesca Frank-Walter Steinmeier. Il Quirinale sostiene la linea di Conte e di Gualtieri, sotto quella cifra non è possibile scendere: contrariamente, infatti, la crisi Ue di autunno potrebbe destabilizzare tutta l’aria euro.
Non c’è alternativa al braccio di ferro, alzarsi dal tavolo sarebbe impensabile. Merkel ha fatto capire al Premier italiano che un rinvio a data da destinarsi comprometterebbe qualsiasi tentativo di dialogo. Roma non ha certezza che ad agosto i mercati saranno clementi. Il piano B ipotizzato da Via del Nazareno di pensare ad un accordo con in tasca i 37 miliardi del Mes ha trovato subito l’alt del Movimento 5 Stelle. Al quarto giorno l’asticella si è già notevolmente abbassata ma Conte non può più tergiversare: meglio accerchiare Rutte e magari giocarsi la carte del veto sui “rebates” – gli sconti sulle quote dei Paesi al Bilancio della Commissione Ue – che per l’Olanda vale 1,5 miliardi di euro, oppure aprire un nuovo fronte sul dumping fiscale, che ha permesso al Paese guidato da Rutte di divenire un vero paradiso fiscale e di arginare le norme comunitarie sull’evasione.
Fonte: Repubblica, Il Fatto Quotidiano
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