Mark Rutte, l’olandese che con la sua intransigenza tiene in scacco l’Europa, sembra essere il cattivo di turno ai negoziati di questi giorni. Dietro il suo atteggiamento, però, potrebbero esserci motivazioni politiche.
Angela Merkel e Mark Rutte. Lei, la cancelliera tedesca la cui immagine agli occhi dell’opinione pubblica non è mai stata docile. Lui, il Premier Olandese, che oggi per la stampa è il cattivo di turno capace di mettere sotto scacco l’Europa. Entrambi alla guida di Paesi storicamente legati e contrari a ogni ipotesi di comunitarizzazione del debito in Europa, nei negoziati europei i due sono sempre andati d’accordo. Almeno fino a questo momento. L’idea di fondo, fino a poco fa, era che l’Olanda avesse potuto costituire la linea avanzata della diplomazia tedesca. Ma la Brexit ha lasciato scoperta l’Olanda sul fronte del mercato unico, spaccando il fronte. Quanto alla gestione della pandemia, Rutte e Merkel hanno reagito in modo totalmente opposto. Dalla crisi, la cancelliera ne è uscita vincente, vista l’ottima gestione della pandemia. Così, ai negoziati, può portare fieramente avanti la sua linea convinta che la solidarietà finanziaria sia un dovere europeo e un atto di interesse nazionale tedesco, scrive Il Corriere. Invece, il Premier olandese non può contare sulla stessa forza dell’ex alleata.
“Mark Rutte si comporta come un poliziotto”, ha detto ieri il Premier bulgaro Bojko Borisov. E l’ungherese Viktor Orbán lo accusa di avere uno “stile comunista” e di avercela con l’Ungheria. Rutte – che si trascina dietro il fronte dei frugali – ha ammesso, al vertice con i leader, che la solidarietà non è mai gratis e chi la fornisce deve poter controllare come i soldi vengono usati. Secondo l’Economist, il Premier Olandese non avrebbe realmente il profilo del cattivo, ma assomiglierebbe di più ad un “prete che prende troppa caffeina“. In altre parole, non avrebbe veramente il profilo del cattivo, ma fa di tutto per sembrarlo. Per l’opinione pubblica, comunque, non c’è dubbio: il nemico della solidarietà europea è lui, che si trascina lo schieramento dei “paesi frugali”; coloro, cioè, che non sono troppo d’accordo ad elargire i danari dei loro contribuenti a Paesi che, magari, li spenderanno senza grande attenzione. Di fatto, il suo atteggiamento di intransigenza sta bloccando tutta Europa ma si presenta agli altri come alfiere dell’austerità.
Charles Michel, il Presidente del Consiglio Europeo, fa di tutto per andargli incontro – così come Angela Merkel – sia sul volume del Recovery Fund sia sulle condizionalità, immaginando un meccanismo di controllo che, in assenza del veto a ogni singolo Paese, arriva a coinvolgere i Ministri delle Finanze. Ma cosa rende il Premier olandese così forte? Al potere da dieci anni, informa La Stampa, Rutte è dopo Angela Merkel il capo di governo più longevo dell’Eurozona. Conosce i meccanismi, sa come muoversi, e non ha paura di imporsi su un’Europa che, neanche troppo celatamente, si mostra debole e fragile. E infatti, anche se ha già ottenuto qualcosa dai negoziati, l’Olanda non cede. Mark Rutte guida una coalizione fragile, senza una maggioranza, sente sul collo il fiato di un Parlamento che lo attende al varco e in più a marzo 2021 in Olanda si vota. Ogni cedimento, anche il più piccolo, potrebbe costargli caro. Segue, insomma, la stessa logica che mosse Merkel al tempo della crisi del 2010: non cedere, per ottenere consensi e vincere alle urne. Eppure, nel corso degli anni, proprio la flessibilità lo ha portato ad allearsi con tutti, dalla sinistra moderata all’estrema destra. E quando qualche giorno cercava un dato che mettesse l’Italia nell’angolo, lo ha fatto consultando le analisi dell’Ocse, informa Repubblica.
Il punto debole è quota 100, la misura del governo gialloverde che abbassa in modo sostanziale l’età di pensionamento, approvata dopo una furiosa battaglia della Lega e che consente dal 2019 di andare in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi. Secondo il rapporto della Commissione europea del 2018, le pensioni in Italia pesano il 15,6 per cento, nell’area euro il 12,3. In Olanda il 7,3 per cento. Secondo alcuni, Rutte avrebbe potuto prendere visione del recente rapporto di Itinerari previdenziali, realizzato da Alberto Brambilla, grande esperto di previdenza, già leghista, ma assai critico su quota 100: l’effetto Covid peserà come un macigno. Secondo il rapporto, nei prossimi due anni la crisi e i possibili licenziamenti potrebbero aumentare la propensione degli italiani a prepensionarsi. Potrebbero esserci, secondo le stime, 100 mila uscite in più con un aumento dei costi già previsti a 48,5 miliardi. Per ora il Governo ha detto che quota 100 rimarrà in vigore fino al 2021 perché agirà da ammortizzatore sociale.
Fonte: Repubblica, Corriere, La Stampa