Un Consiglio Europeo durissimo per il Premier Conte che ha cercato di non cedere sui fondi previsti dal piano della Commissione. Ma potrebbe capitolare sui controlli delle riforme e dei piani di rilancio.
Il primo giorno del Consiglio Europeo sul Next Generation Eu – il piano di Recovery Fund da 750 miliardi di euro proposto dal Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen – come da previsioni è stato infruttuoso. Che fosse una partita il salita per il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo si sapeva da settimane, ma nella giornata di ieri il muro alzato dal Paesi frugali – Olanda, Austria, Svezia e Danimarca – ha mostrato tutte le debolezze, e le false speranze, del piano anti-crisi in cui ancora spera Roma. Portare a casa il piano è una chimera: tornare da Bruxelles senza un Piano di riforme strutturali su lavoro, pensioni, investimenti e riordino dei conti pubblici non è possibile. Conte lo sa bene e sta cercando di trarre il massimo difendendo l’ultimo baluardo: i 750 miliardi divisi tra 500 di sussidi e 250 di prestiti. Come spiega Repubblica, i falchi del nord sembrano aver ceduto su questo punto ma ad un prezzo altissimo: ‘approvazione dei piani di investimenti dei Paesi che decidono di aderire a Recovery deve essere decisa a maggioranza dal Consiglio Europeo.
Quello che pochi giorni fa per l’Italia era improponibile ora diventa accettabile: il Premier Conte deve portare a casa i fondi promessi, quelli su cui è stata creata l’impalcatura del Piano del Rilancio e del Decreto Semplificazioni. Il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, a cui formalmente tocca il compito di far raggiungere un accordo – anche se è la Cancelliera tedesca Angela Merkel, Presidente di turno Ue a muovere i fili del Recovery – ha cercato di favorire il dibattito lasciando ai Capi di Stato, per quasi 12 ore, di trovare da soli un dialogo. Una scelta insensata, ma che potrebbe avere un preciso scopo: isolare Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Perchè se da una parte Francia e Germania avallo il piano della Commissione, dall’altro condividono l’idea del controllo sugli investimenti dei fondi da parte dei Paesi membri. Ed è per questo che Merkel, il Presidente francese Emmanuel Macron e lo stesso Michel, hanno favorito la possibilità di attivare il “freno di emergenza” – Emergency Brake – ovvero il trasferimento dall’Ecofin ai Governi degli Stati membri la discussione dei piani di rilancio dei Paesi che avranno accesso al Recovery, sia nella fase di approvazione che in quella successiva di erogazione.
Si tratta di un passo importantissimo – e pericoloso – che potrebbe permettere, ad esempio, ai falchi del Nord di inserirsi nei piani di investimenti italiani. Non è tecnicamente un potere di veto, ma un’arma formidabile da utilizzare contro i Paesi che sono più a rischio nei confronti dei mercati. Non solo: l’erogazione dei fondi è legata a determinati obiettivi da raggiungere nel corso degli anni; ad esempio, per accedere all’ultimo 30% delle risorse bisognerà raggiungere un livello – ridotto – di crescita del Pil stabilito dal Consiglio. In caso contrario i fondi torneranno a Bruxelles. Contro l’Italia gioca anche il fattore tempo: non è possibile affrontare un autunno di crisi e di tempeste sui mercati senza i sussidi previsti. Ma quali armi ha Conte? Essenzialmente il potere di veto contro i “rebates” – lo sconto sulle quote nel Bilancio Ue proprio dei Paese frugali, sconto che potrebbe bloccare – e non molto altro. I falchi del nord non sono in maggioranza, ma hanno un peso fondamentale nei tavoli di Bruxelles.
Come spiega Fanpage, Conte non è rimasto entusiasta della gestione della riunione da parte di Merkel. Senza la sponda tedesca difficilmente si potrà contrastare i frugali. La discussione – oggi ci sarà il secondo round – verte ormai sulle norme della governance del Recovery. Il rischio di trovare la Commissione, la Banca Centrale Europea, il Consiglio Ue dietro i piani di rientro di debito è fortissimo. Ecco perchè Roma sta cercando di bloccare almeno la proposta del Primo Ministro olandese Mark Rutte sui controlli dei piani di riforme. Da Roma il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, cerca di ricordare ai suoi omologhi europei dell’accordo raggiunto in piena pandemia: “Alcuni membri vorrebbero che un singolo Paese possa bloccare la corretta erogazione delle tranche del Recovery. Questa è una linea rossa, non passerà mai l’unanimità sull’esborso di singole tranche”. Prima di andare tutti via c’è un ultimo colpo per Conte: il Premier finlandese Sanna Marin lancia la bomba, chiedendo che meno della metà delle erogazioni sia a fondo perduto. Il Premier italiano si infuria, alza la voce: “Ma lo sapete cosa è successo nel mondo in questi 4 mesi?”, ma è probabile che la cifra complessiva venga ridimensionata, ma non il rapporto tra sussidi e prestiti. E oggi, di nuovo, riparte la giostra.
Fonte: Repubblica, Fanpage