Il giudice Cassese ha criticato aspramente l’annuncio del Premier della proroga dello Stato d’Emergenza sino al 31 ottobre. Vi è il rischio di un accentramento dei poteri a Palazzo Chigi e un ruolo di secondo piano per il Parlamento.
Il Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato – anche se nessun provvedimento è ancora stato preso in tal senso – la volontà dell’Esecutivo di prorogare lo Stato d’Emergenza causa Covid – attualmente in scadenza il sino al 31 luglio – al prossimo 31 ottobre. La notizia ha scatenato diverse critiche, arrivate da più parti, circa la necessità e le conseguenze che un Decreto del genere potrebbe avere sul nostro Paese. Agli interventi dell’opposizione – che si è dichiarata pronta alla battaglia in Aula – e ai giuristi, si sono aggiunti i dubbi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, timoroso – secondo altre fonti irritato – del sempre minor ruolo del Parlamento all’interno della crisi. C’è da aggiungere che molti importantissimi provvedimenti da prendere in autunno, sul fronte del mercato del lavoro e in merito ai pacchetti europei anti-crisi, non potrebbero essere affrontati a colpi di Dpcm come giù avvenuto nel corso della primavera.
Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, in un lungo articolo pubblicato su Il Corriere della Sera ha attaccato l’ipotesi di proroga dello Stato d’Emergenza avanzata da Palazzo Chigi. Per il noto giurista, in primo luogo, manca un vero presupposto per la proroga. Questo perchè lo Stato d’Emergenza non può essere dichiarato in base ad una previsione o un timore, ma serve una vera condizione d’emergenza. Quella che, secondo lo stesso Governo, attualmente non c’è, o meglio secondo i numeri non ci dovrebbe essere. Insomma c’è un urgenza, ma ciò non significa che sia emergenza. Ma il problema maggiore restano i poteri nelle mani del Presidente del Consiglio che il provvedimento andrebbe ad aumentare. Scrive Cassese: “Evitare l’accentramento di tutte le decisioni a Palazzo Chigi. Finora si sono già concentrati troppi poteri nella Presidenza del Consiglio”.
Un accentramento che oltre a sollevare dubbi di costituzionalità riduce notevolmente la velocità dei provvedimenti, essendo gli altri Ministri di fatto estromessi dalle decisioni. Come aggiunge Rainews, per Cassese: “Il diritto eccezionale non può diventare la regola”. La stessa Corte Costituzionale ha chiarito che gli strumenti derogatori devono necessariamente avere breve durata. Le conseguenze sarebbero devastanti nella società, specie – e qui interviene il garantismo della Suprema Corte – nelle tensioni che si verrebbero a creare nella politica e negli equilibri tra i poteri dello Stato. Conclude il Professore: “Si finisce per oscurare il Parlamento, il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale, al cui controllo sono sottratti gli atti dettati dall’emergenza”.
Fonte: Rainews, Il Corriere della Sera
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