In un lunghissimo Cdm il Governo ha deciso le linee guida per l’entrata di Cdp nell’azionariato e il ridimensionamento delle quote della famiglia Benetton.
Oltre 6 ore di Consiglio dei Ministri, durato tutta la notte e terminato alle 5.30 del mattino, colpi bassi e accuse reciproche nella Maggioranza – in un clima di diffidenza totale – ma alla fine, sembra esserci un accordo nel Governo. L’atto finale per il dossier Autostrade per l’Italia, ovvero l’operazione che dovrebbe scorporare l’asset di Aspi e organizzare la cessione delle quote societarie della famiglia Benetton, è pronto. Come spiega Il Corriere della Sera, nella notte, in contemporanea con il Cdm, sono arrivate tre diverse proposte da Aspi, portate al tavolo dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ha scatenato l’ira del Movimento 5 Stelle – dubbioso sino all’ultimo minuto di una giravolta Dem – tanto da rendere necessaria la sospensione di oltre un’ora della riunione, per sedare gli animi di tutti. Sul tavolo anche una lettera inviata dal Ministero delle Infrastrutture a Palazzo Chigi, in cui si chiedeva di decidere già a marzo per evitare il ritorno della gestione del nuovo viadotto ad Aspi, che però è stata ignorata. Per i grillini si è trattato di un colpo basso orchestrato dal PD per provare la sua buona fede nell’operazione. Il Premier Giuseppe Conte, raccontano fonti di Palazzo Chigi, ha resistito alle pressione del Partito Democratico tirando dritto. Le reali preoccupazioni del Tesoro circa un possibile ricorso di Benetton in tribunale, non hanno attecchito.
Troppo in gioco, anche per il Capo del Governo: tra un mese, proprio in occasione della commemorazione della tragedia del Ponte Morandi il 14 agosto del 2018, ci sarà l’inaugurazione del nuovo viadotto “Genova-San Giorgio” e il Premier vuole andare a Genova con la promessa mantenuta dei Benetton fuori da Aspi. Ma a rischiare è stata anche la Maggioranza stessa, con il M5S che non avrebbe potuto incassare un no su un fronte così caldo, rischia l’ennesima – e forse definitiva – debacle. Ma in Italia, tra il dire e il fare, c’è di mezzo la burocrazia. L’accordo raggiunto nella notte è un grande passo in avanti ma occorrerà tempo, denaro ed energie per portarlo a compito. Come spiega Repubblica, nella riunione sono state scorporate due discussioni: una relativa alla transazione, l’altra al nuovo assetto societario del concessionario. Modalità che hanno generato le proteste accese di Italia Viva, in particolare del Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, che temeva una nazionalizzazione vecchio stile della società.
Come spiega Repubblica, i Benetton avrebbero accettato le proposte nate dal Cdm, in modo da vanificare l’atto di revoca, unica alternativa ad un eventuale rifiuto di cedere. E’ previsto, per l’applicazione, un tempo che va dai 6 mesi ad un anno – questo lasso di tempo molto più probabile – diviso in due diverse fasi. Nella prima Cassa Depositi e Prestiti entrerebbe in Aspi – già dal 27 luglio – con il 51% non la conseguente riduzione di Benetton al 10%, soglia che impedirebbe anche un posto in Cda. Nella seconda fase, invece, la società verrà quotata in Borsa, con l’obiettivo di un azionariato diffuso, fino al 50%, con cui si cercheranno nuovi soci in diverse operazioni di mercato, con l’inevitabile ulteriore diminuzione del peso di Benetton nella società. Ci sono altri punti fondamentali nel documento: misure compensative a carico di Aspi per 3,4 miliardi di euro, e un ulteriore modifica dell’articolo 35 del Decreto Milleproroghe – che abbassava la clausola risarcitoria da 23 a 7 miliardi di euro – per adeguarlo alle nuove misure.
La tragedia del Ponte Morandi – e la conseguente azione contro la società concessionaria – hanno portato strascichi che si evidenziano nelle proposte del Cdm: è previsto un rafforzamento dei controlli a carico del concessionario e aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni – non meglio specificate – da parte del concessionario. Inserita, inoltre, la rinuncia ai giudizi avanzati nel passaggio di ricostruzione del Ponte Morandi, per il sistema tariffario e contro le delibere dell’Autorità di regolazione dei Trasporti, e l’accettazione del nuovo tariffario per i pedaggi, che verranno sensibilmente ridotti. Il termine di uscita di Benetton non convince in toto il Movimento 5 Stelle, preoccupato da un cambio di rotta del Ministero delle Infrastrutture guidato da Paola De Micheli. Ad ogni modo, nel comunicato diffuso di prima mattinata da Palazzo Chigi, si evidenzia come sia stato dato mandato al Mit e al Tesoro di iniziare le procedure di scorporo. Spiegano dal Governo: “Il Consiglio dei ministri ha ritenuto di avviare l’iter previsto dalla legge per la formale definizione della transazione, fermo restando che la rinuncia alla revoca potrà avvenire solo in caso di completamento dell’accordo transattivo”.
Fonte: Il Corriere della Sera, Repubblica
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