L’incontro tra la Cancelliera e il Capo del Governo è l’ultimo prima del Consiglio Europeo in cui si discuterà del Recovery Fund. Parti ancora lontane, mentre aumentano le condizionalità per l’accesso ai fondi comuni.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nell’ambito del tour europeo in vista del Consiglio Ue del prossimo 17 e 18 luglio, ha incontrato, come ultimo appuntamento, la Cancelliera tedesca Angela Merkel presso il castello di Mesenberg, appena fuori Berlino. Dopo i viaggi in Portogallo, Spagna e Olanda – nel tentativo di rinsaldare l’asse dei Paesi del Mediterraneo ed indebolire il cartello dei “frugali” – il Premier Conte ha cercato l’ultimo tentativo per non arrivare a mani vuote a Bruxelles. Tentativo che, a quanto pare, è andato fallito. La discussione sul Next Generation Ue – il piano da Recovery proposto dalla Commissione Ue di Ursula Von Der Leyen da 750miliardi – è in salita. Pur volendo mantenere la struttura base del piano, il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, sembra intenzionato a mettere sul piatto, per venire incontro ai falchi del nord le misure di condizionalità e di rientro dei prestiti.
Come spiega La Stampa, la Germania – che dal 1° luglio guida la Presidenza Ue per il prossimo semestre – sta cercando un giusto compromesso, ma non vuole di certo farsi strappare dagli olandesi lo scettro di Paese del rigore. Tra i due leader c’è stato un incontro cordiale, con Merkel che ha più volte lodato l’atteggiamento e il coraggio degli italiani durante la pandemia, ma non un vero punto di incontro. Troppe le divergenze per raggiungere un’intesa che non scontenti nessuno. Eppure qualcuno dovrà per forza uscire sconfitto dalle stanze di Bruxelles il prossimo fine settimana. E dal momento che l’Italia ha bisogno di quel Recovery, in cambio della stessa proporzionalità tra prestiti e sussidi e un leggero ritocco al ribasso dell’ammontare dei fondi, potrebbe accettare la proposta del Consiglio Europeo. Conte è bene consapevole del rischio, ma pare ormai indirizzato su questa strada. Lo si evince da parole eloquenti, pronunciate a margine della conferenza stampa di Berlino: “Non stiamo chiedendo fondi per utilizzarli in modo arbitrario. Stiamo lavorando a piano di rilancio e vogliamo che ci sia un costante monitoraggio, ci sia coerenza tra programmi anticipati e la loro attuazione”.
Il piano citato da Conte – ovvero il Recovery Plan italiano formato dal Piano per il Rilancio Nazionale e Decreto Semplificazioni – potrebbe essere affiancato da diverse riforme, in vari ambiti, da quella del lavoro fino alla revisione del sistema pensionistico, includendo la riforma di Quota 100 ad esempio. Ma per raggiungere un accordo potrebbe non bastare: Olanda e Austria spingono affinchè i piani di rilancio e di abbattimento del debito siano votati dai Parlamenti dei Paesi che ne fanno richiesta in modo che diventino vincolanti. Su questo Merkel è stata chiara: “Paesi negozino con la Commissione su come i fondi debbano essere spesi, e alla fine il Consiglio deve decidere a maggioranza qualificata”. L’opposizione di Conte alle richieste del Consiglio Ue e della Germania si rivelano poco efficaci. Il Capo del Governo italiano – spiega Il Giornale – ha parlato di “Condizionalità impraticabili che sarebbero una follia”, ma ha davvero pochissime carte da giocare nel prossimo Eurogruppo.
La sensazione è che si arriverà ad un accordo – è importante, ed anche questo gioca contro il Governo che venga raggiunto entro fine luglio – nettamente al ribasso rispetto alla proposta di due mesi fa della Commissione. Il Recovery avrà diverse condizionalità dagli indirizzi di spesa sino ai piani di rientro dei debiti, mentre dovrebbero – si spera – essere più blande le tenaglie sui rientri dei debiti pubblici. E questo grazie anche alle numerose concessioni che verranno fatte ai Paesi frugali. Dal punto di vista interno, al momento nè il Movimento 5 Stelle nè il Partito Democratico del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri hanno commentato la notizia. Gualtieri, che spinge anche per l’accettazione del Mes, si disse contrario ad un piano Recovery con termini di condizionalità legati al Consiglio Europeo. Non è detto che la partita poi in Parlamento diventi una passeggiata. Un Recovery del genere potrebbe incappare in numerose trappole piazzate nelle Aule.
Fonte: La Stampa, Il Giornale