Dai risultati di una ricerca svolta in Gran Bretagna è emerso che il livello di anticorpi prodotti in seguito al Coronavirus, diminuisce nel giro di pochi mesi rendendo le persone nuovamente esposte al rischio di contagio.
Uno dei tanti quesiti ancora irrisolti riguardo al Covid 19 è la possibilità di sviluppare immunità in modo naturale, senza il vaccino. Ci si chiede se chi ha contratto l’infezione ed è guarito diventi poi immune. Questa è stata l’idea che ha guidato le scelte di alcuni Paesi come Svezia e Olanda – inizialmente anche Inghilterra – che hanno scelto di non attuare il lockdown. In pratica si pensava che far contrarre il virus alle persone giovani e senza patologie le avrebbe rese immuni e, dunque, non avrebbero più potuto né riammalarsi né contagiare i soggetti a rischio.
Ma questa teoria ora viene smentita da un recente studio condotto dal King’s College di Londra. Dai risultati della ricerca – riferisce La Stampa – è emerso che il livello degli anticorpi prodotti dal corpo umano in seguito all’infezione virale, può diminuire di parecchio nel giro di pochi mesi. L’analisi è stata condotta su oltre 90 persone ed è stato rilevato che dopo solo 3 mesi appena il 17% ha mantenuto lo stesso livello di anticorpi. In certi pazienti il livello di anticorpi si era abbassato al punto da non essere più nemmeno rilevabile. Pertanto gli scienziati hanno concluso che il Covid si comporta, in tal senso, come l’influenza che può tornare a colpire più e più volte lo stesso soggetto.
Questo fa guardare sotto un’altra luce anche un ipotetico vaccino. Come ha spiegato la dottoressa Katie Doores, responsabile dello studio, se l’immunità ha una durata così breve, nulla assicura che l’efficacia di un vaccino duri nel tempo “Se l’infezione genera livelli di anticorpi così limitati nel tempo, anche la copertura di un futuro vaccino teoricamente avrà una durata limitata”. Teoria sostenuta anche dal famoso virologo americano Robert Gallo il quale, già mesi fa, aveva espresso dubbi in merito all’effettiva utilità di un vaccino nel caso di un virus come il Covid.
Tuttavia, secondo un recente studio condotto dal Karolinska Institutet e dal Karolinska University Hospital di Stoccolma, l’immunità non dipenderebbe dalla quantità di anticorpi ma dalle cellule T. Il dottor Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas – intervistato dal Corriere della Sera – ha spiegato: “Gli anticorpi sono solo una manifestazione della risposta immunitaria. Il cuore della risposta adattativa sono le cellule T”. Per questa ragione molte persone, pur avendo contratto il virus, risultano negative ai test sierologici. Secondo gli studiosi svedesi, dunque, molti più soggetti di quelli rivelati dai test sarebbero immuni. La ricerca svedese per il momento non è stata ancora sottoposta al processo di confronto, dibattito e verifica della comunità scientifica.
Fonte: La Stampa, Corriere della Sera