L’ex Ministro ha usato parole dure nei confronti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma una lettera del febbraio del 2019 dimostra come fosse a conoscenza dei fatti.
La notizia della concessione del nuovo ponte “Genova-San Giorgio”, nato dalle ceneri della tragedia del Ponte Morandi dell’agosto del 2018, alla società Aspi, collegata ad Atlantia della famiglia Benetton, è esplosa come una bomba tra i banchi della Maggioranza. Il Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, ha comunicato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Commissario per la ricostruzione Marco Bucci, che, per effetto normativo, la gestione del manto stradale sarebbe passata all’attuale concessionario del tratto, ovvero Aspi. Questo perchè, non è stata realizzata la tanto vituperata revoca alla società guidata dai Benetton. La dichiarazione di guerra dei 5 Stelle, che in queste ore affollano tv, giornali e social, sbraitando a destra e a manca, non convince. E non convince perchè, in primo luogo, le responsabilità della mancata concessione – e conseguentemente dell’attribuzione ad Aspi – nasce dallo stallo del Governo. In secondo luogo perchè, all’epoca dei fatti e siamo in pieno Governo Conte I, il capo del Dicastero alle Infrastrutture era il grillino Danilo Toninelli.
E proprio Toninelli, nell’estremo tentativo di non farsi trascinare a picco dalle sue -evidenti – responsabilità, fossero solo oggettive in quanto Ministro, è stato il primo a lanciare l’attacco. Dalla sua pagina Facebook, l’ex Ministro, ormai relegato a facilitatore per gli enti locali, si è scagliato con l’ex alleato Matteo Salvini e il Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. In un video ha spiegato: “Se in Italia ci fosse una pena per le cazzate, Meloni e Salvini prenderebbero l’ergastolo multiplo, a dove stava Salvini quando era al Governo?”. E ancora: “Abbiamo fatto riunioni per decidere e Salvini non partecipava perché se la faceva sotto, faceva il duro davanti alle telecamere ma nei fatti non ha mai voluto”. Secondo l’ex Ministro, dunque, fu la Lega – che oggi attacca il Governo sul tema – a far perdere tempo all’Esecutivo e ad ostracizzare sulla revoca. Come aggiunge Repubblica, ospite di Radio Cusano Campus, Toninelli ha rincarato la dose, dicendo di aver capito oggi che Salvini e la Lega lo misero di fatti in minoranza in Governo, per difendere i Benetton. E l’ex Ministro, che di sicuro non deve aver preso bene l’esclusione dal nuovo Esecutivo giallo-rosso, ha attaccato anche De Micheli: “Se fossi ancora al Ministero, quelli di Aspi non l’avrebbero visto neanche col binocolo il nuovo ponte di Genova”.
A stretto giro è arrivata la risposta di Salvini, come spiega Adnkronos, che ha rimandato al mittente le accuse: “E’ falso quello che dice Toninelli. Io non mi sono mai opposto. Sono loro che da due anni non decidono cosa fare”. Nello stesso video postato sui socia, Toninelli esulta per la decisione della Corte Costituzionale di valutare come legittima l’estromissione di Aspi dalla ricostruzione, attribuendosene il merito. E fa di certo sorridere che l’ex Ministro si prenda la paternità di tale vittoria e non la responsabilità della nuova concessione. Come spiega HuffingtonPost, che ha avuto la possibilità di visualizzare una lettera spedita, nel febbraio del 2019, proprio da Toninelli al Commissario Bucci, l’allora Ministro grillino era ben a conoscenza degli iter burocratici e di quali fossero le conseguenze della mancata decisione sulla revoca. Ma non fece assolutamente nulla.
Nella missiva, praticamente identica a quella di De Micheli, si legge come la nuova gestione passerà al vecchio concessionario. Non solo: si evince come Autostrade avesse intenzione di investire 290 milioni di euro nella demolizione e post-costruzione, e questo: “Condizionatamente alla conferma che l’infrastruttura oggetto di ripristino al termine dei lavori sia consegnata dal Commissario straordinario a questo Ministero” – e da qui al concessionario. La società sapeva benissimo che avrebbe ricevuto la gestione del nuovo viadotto e si preparava dunque agli investimenti necessari per la sua riapertura. La lettera è firmata dal funzionario Felice Morisco, che nei mesi successivi, sarebbe passato a guidare la sezione Vigilanza sulle Concessioni delle Infrastrutture. Alla luce di ciò non è chiaro verso chi – e cosa – protesti Toninelli: pur supponendo – e ciò è tutto da dimostrare – che la Lega si sia opposta alla revoca, non si capisce lo stupore di un ex Ministro che era conoscenza delle procedure sino dal febbraio 2019. Insomma, i grillini sapevano, e avrebbero potuto cambiare le sorti delle concessione, ma non l’hanno fatto.
Fonte: Repubblica, Account Ufficiale Danilo Toninelli, Adnkronos, Huffington Post
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