L’Autorità marittima, dopo un sopralluogo a bordo, a disposto il fermo amministrativo della nave Ong. Proteste dell’equipaggio che vorrebbe subito tornare nel Mediterraneo. Per la Guardia Costiera dovrebbe occuparsene anche il Paese dove è stata registrata l’imbarcazione.
Alla nave Ong Sea Watch 3 è stato disposto il fermo amministrativo dalla Guardia Costiera italiana a seguito di una perquisizione. Come spiega Agi, sono diverse le irregolarità riscontrate a bordo dell’imbarcazione: mancanze di dispositivi e protocolli di sicurezza che comprometterebbero non solo l’equipaggio, ma anche i migranti soccorsi durante le operazioni di salvataggio. Riscontrate, inoltre, violazioni alle normative sulla tutela dell’ambiente marino. La nave, dunque, resterà ferma a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, fino a quando l’armatore non avrà provveduto al risanamento dell’imbarcazione o, in mancanza di questi, del Paese dove la nave è stata registrata – e sotto la stessa bandiera naviga – ovvero la Germania. Prima di questo c’è ad ogni modo da rispettare la quarantena prevista. Disposizione – obbligatoria – dal momento che la Sea Watch ha attraccato giorni fa in Italia con 211 migranti a bordo, 28 dei quali risultati successivamente positivi.
I migranti sono stati trasferiti presso la nave quarantena Moby-Zazà, i positivi tra questi nella zona rossa della nave, il ponte 7. Insieme a loro, i migranti appena sbarcati dalla Ocean Viking. Come per quest’ultima, anche la nave battente bandiera tedesca, ha atteso al largo delle coste siciliane l’autorizzazione all’attracco. L’equipaggio della Sea Watch sostiene di aver sempre agito nel rispetto delle disposizione di prevenzione anti-Covid, sostenendo dunque di poter non essere sottoposti a quarantena. Nonostante le disposizioni del Viminale – sulla chiusura dei porti – fossero chiare sin dall’inizio della pandemia, così come l’obbligo di quarantena per chi proviene da Paesi extra-Schengen senza autorizzazione, la Sea Watch vuole al più presto tornare al largo.
Come aggiunge Il Giornale, non è la prima volta che navi Ong vengono sottoposte a sequestro a seguito di ispezioni delle autorità marittime. Nel mese di maggio, la spagnola Aita Mari e la Alan Kurdi, erano state sottoposte a fermo amministrativo. Un atto derubricato dalle Ong come: “Molestia per fermare gli sforzi di salvataggio in mare di civili”. La stessa Sea Watch, nel 2019, subì un altro fermo, per 32 irregolarità riscontrate nella nave. Non è raro trovare irregolarità: la maggior parte delle navi in questione sono ex imbarcazioni per la pesca – di medie dimensioni – del tutto inadatte ad ospitare un gran numero di persone e, soltanto superficialmente, equipaggiate con misure di sicurezza e soccorso marittimo.
Fonte: Agi, Il Giornale
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