Sono stati mandati in onda su Rete 4 le memorie difensive – trasmesse alla Corte di Strasburgo – dei legali dell’ex Premier. Il giudice Esposito nega qualsiasi pressione dall’alto e annuncia querele.
Nella serata del 6 luglio, durante la puntata del programma di Rete 4 “Quarta Repubblica”, condotto da Nicola Porro, sono andate in onda nuove testimonianze registrate sulla caso Mediaset e la conseguente condanna per frode fiscale dell’ex Premier Silvio Berlusconi. Nei giorni scorsi, sono state pubblicate dai legali del Cavaliere, Nicolò Ghedini e Franco Coppi, gli audio in cui il relatore di quella sentenza, il giudice Amedeo Franco – deceduto l’anno scorso – durante un incontro proprio con l’ex Presidente del Consiglio, parlò di “pressioni dall’alto” e di “plotone di esecuzione” nei confronti di Berlusconi per incanalare la sentenza verso la condanna. Il Presidente della sezione feriale della Cassazione che si occupò del processo, Antonio Esposito, è stato tirato in ballo da tre testimonianze, raccolte dai legali di Berlusconi e consegnate alla Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo – che ha già una volta rifiutato di procedere con un processo – con regolare indagine difensiva.
Si spera che alla luce di queste nuove rivelazioni, la Corte possa procedere ad aprire un fascicolo. Ma procediamo con ordine. Il programma di Rete 4, ha mostrato un video – registrato durante l’interrogatorio difensivo – di tre lavoratori di un hotel di Ischia dove Esposito trascorse le vacanze estive tra il 2007 e il 2010. Siamo dunque anni prima delle sentenza del 2013 su Berlusconi. I tre – uno chef, un cameriere e l’addetto al bagno termale – raccontano come il giudice Esposito appellasse di continuo Berlusconi come “chiavica”. Avrebbe aggiunto, secondo uno dei tre testimoni: “Se mi capita, gli devo fare un mazzo così a Berlusconi”. Il giudice sovente parlava dell’allora Pdl – al Governo in quegli anni – anche perchè l’hotel apparteneva ad un onerevole di Forza Italia (Domenico De Siano). E, nemmeno troppo velatamente, il giudice avrebbe detto in pubblico: “Come si fa a stare con questi qua?”.
Ci sarebbe dunque un forte pregiudizio del Presidente della sezione feriale nei confronti di Berlusconi. Ma non è tutto. C’è anche un’altra testimonianza che getta ombre sul lavoro di Esposito, quella di Antonio Manzo, all’epoca – 2013 – cronista del quotidiano Il Mattino. Il giornalista ha raccontato che Esposito lo chiamò, il 1 agosto, meno di un’ora dopo la condanna di Berlusconi dicendogli di voler rilasciare un’intervista, cosa che avvenne. Fu pubblicata 5 giorni dopo. In quell’intervista, il giudice, gli anticipò quelle che sarebbero state le motivazioni della sentenza. Spiega Manzo: “Vista la delicatezza della materia e per mia abitudine, registrai la conversazione. Fatta l’intervista gli mando una copia e l’accetta“. E ancora: “Mi aveva detto: ‘Noi andremo a scrivere nella sentenza che…'”. Il giorno dopo l’intervista, però, Esposito sostenne che Manzo avesse manipolato la sue parole – con omissioni ed aggiunte – e lo denunciò. Ma la quarta sezione civile del Tribunale di Napoli diede ragione al giornalista che aveva la registrazione del colloquio affermando che non vi fu diffamazione. Conclude Manzo riguardo ai pregiudizi: “Qualcosa potrebbe esserci andando a ripescare i giudizi pre-processo”. Vicenda che, in studio, viene definita come “rapporto alterato” dal Presidente delle Unioni Camere Penali, Giandomenico Caiazza.
Particolarmente interessante è anche la testimonianza di Claudio D’Isa, uno dei 5 giudici della Cassazione che firmarono la sentenza di condanna di Berlusconi. Alla domanda di Porro se il gruppo si fosse trasformato o meno in un plotone di esecuzione, risponde: “Sa quella frase che si dice a Napoli quando si scopre l’ovvio? L’acqua è fresca? Vai a chiedere all’acquaiolo se l’acqua è fresca. Certamente l’acqua è fresca”. Stamane dalle colonne di Repubblica, è arrivata anche la risposta dello stesso giudici Antonio Esposito, che ha smentito categoricamente di aver subito pressioni durante quel processo. Come aggiunge Il Fatto Quotidiano, l’avvocato del giudice, Antonio Grieco, ha parlato di “gravissima diffamazione” in merito ai servizi andati in onda durante “Quarta Repubblica”. Il legale ha annunciato che si adopererà per: “Adire le vie legali nei confronti di tutti coloro che si siano resi responsabili della gravissima diffamazione”.
Fonte: Il Giornale, Repubblica, Il Fatto Quotidiano
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