La regolarizzazione dei migranti voluta dal Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova si sta rivelando un fallimento: non combatte il caporalato e rende i lavoratori ancora più ricattabili.
Il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova aveva minacciato le dimissioni se non fosse stata approvata la regolarizzazione dei tanti migranti impiegati nel settore agricolo e nei lavori domestici. La sua frase ormai celebre del ministro dopo l’inserimento della sua proposta nel Decreto Rilancio: “Da oggi gli invisibili saranno meno invisibili. Da oggi lo Stato vince perché più forte della criminalità del caporalato”. Ad un mese dal via libera alle richieste il Viminale – riferisce TgCom24 – sembra essere soddisfatto dell’andamento della sanatoria e spiega che ogni giorno nuovi datori di lavoro presentano richiesta di regolarizzazione. In particolare la Lombardia si segnala per i lavoratori in ambito domestico mentre la Campania primeggia per le richieste nell’ambito dell’agricoltura.
Ma non tutti interpretano i dati con lo stesso entusiasmo. Ad oggi – riporta Fanpage – al Ministero dell’Interno sono arrivate soltanto 80.000 domande a fronte delle circa 250.000 attese. Ma il dato che fa maggiormente riflettere è che l’88% delle richieste proviene dai lavoratori del settore domestico e non dai braccianti agricoli che – nelle intenzioni di Bellanova – si sarebbero dovuti liberare dallo sfruttamento dei caporali.Uno dei punti che sta compromettendo il successo della sanatoria è il costo: 500 euro se a fare la richiesta sono i datori di lavoro, 160 se viene presentata dai lavoratori. Ma nel settore agricolo – ha spiegato l’avvocato Ludovica Di Paolo Antonio – sta accadendo che i datori, per fare richiesta, ricattano i loro braccianti pretendendo un risarcimento non dei 500 euro che dovrebbero spendere ma di migliaia di euro. “Molti ragazzi mi hanno detto di aver girato mezza Italia senza trovare qualcun disposto a fare la sanatoria per meno di 7000 euro”. L’avvocato spiega che per aiutare davvero i lavoratori sfruttati il Governo avrebbe dovuto agire diversamente: andare dai datori di lavoro e spiegare loro che o facevano richiesta per la regolarizzazione oppure, da lì a una settimana, sarebbero stati arrestati.
Altro problema che rischia di far fallire del tutto la sanatoria è la poca chiarezza tra chi può ottenere la regolarizzazione e chi no. Ad esempio i richiedenti asilo, non essendo del tutto irregolari, secondo una nuova circolare del Viminale non possono avvalersi di questa modalità di regolarizzazione. Alla scarsità di domande presentate fin’ora contribuisce anche l’esclusione di alcuni settori lavorativi dove la manodopera immigrata va per la maggiore: il settore edile in primis. Anche l’iter è lungo e non agile poiché è necessario registrarsi online ma andare anche ad un Caf e d essere in possesso di un’identità digitale Spid. L’avvocato conclude: “La regolarizzazione, peggio di così, non si poteva fare”.
Fonte: Fanpage, TgCom24
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