I Cinque Stelle, fino a pochi giorni fa, chiedevano più tempo. Ma sembrano sempre più propensi a cedere alle richieste degli alleati Dem per la modifica urgente dei Decreti sicurezza.
Fino alla settimana scorsa – riportava Il Fatto Quotidiano – i Cinque Stelle ponevano un freno alle richieste del PD, di Italia Viva, di +Europa e di Leu in merito alle modifiche ai Decreti sicurezza approvati durante il primo Governo Conte su spinta della Lega. I deputati grillini Giuseppe Brescia e Vittoria Baldini – in una nota rivolta al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese – spiegavano: “La concretezza istituzionale impone il rinvio dell’approvazione della revisione dei decreti Salvini a settembre. Serve un approccio pragmatico e non ideologico. La revisione dei Decreti sicurezza non dovrà essere un’operazione di cancellazione del passato”. E in ogni caso – spiegava Fanpage – i M5S si erano dichiarati disposti ad accettare le modifiche ai Decreti ma senza andare oltre le correzioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I pentastellati si dicevano pronti – in settembre – a rivedere i punti inerenti pene, multe e sequestri alle navi Ong ma non a modificare anche gli aspetti riguardanti la gestione dell’accoglienza. Nessuno stravolgimento dell’impianto di fondo che anche loro avevano votato nel 2018.
E’ trascorsa poco più di una settimana da queste riflessioni e la fermezza dei Cinque Stelle sembra già vacillare. Infatti – intervistato dalla Repubblica a poche ore dal nuovo vertice al Viminale – il deputato Cinque Stelle Giorgio Trizzino non esclude che si potrebbe spingere sull’acceleratore per approvare la modifica dei due decreti. “Se ci sarà spazio per approvare anche questo, allora perché no? Sulla necessità di riscriverli io sono sempre stato d’accordo”. Il deputato ha spiegato che se non ci fosse stata di mezzo l’emergenza legata al Coronavirus, l’iter sarebbe stato già chiuso. E puntualizza che – al contrario di quanto alcuni “mal pensanti” hanno ipotizzato – votare a favore della revisione prima dell’estate non rappresenta uno scambio di favori con gli alleati del PD e il Premier Giuseppe Conte che, in cambio, rifiuterebbero il Mes. “Il baratto in politica esiste, certo. Ma non può essere la strada per costruire cose buone”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, Repubblica, Fanpage
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