La crisi dell’Inps e dei conti pubblici potrebbero imporre scelte di “montiana” memoria. Al vaglio del Governo un nuovo calcolo contributivo dal taglio in media del 5,5% delle pensioni.
Il Governo del Premier Giuseppe Conte lavora per la stesura del Recovery Plan, il piano da presentare a Bruxelles per l’accesso ai fondi previsti dal Next Generation Eu. Il Ministro delle Finanze Roberto Gualtieri, oltre ai piani di rilancio ed investimento, porterà dinanzi alla Commissione Ue i progetti di rientro dei debito e alcune riforme per il riordino dei conti pubblici. Si tratta di un passaggio fondamentale, dal momento che in Europa i cosiddetti Paesi frugali spingono per un maggiore controllo delle finanze italiane in cambio dei sussidi e dei prestiti che verranno elargiti. Si rischia, ad ogni modo, un controllo asfissiante sui conti pubblici da parte – oltre che della Commissione – anche della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale. Proprio l’Istituto Monetario guidato da Christine Lagarde ha stimato un esplosione del debito pubblico italiano che potrebbe volare a 166% in rapporto del Pil. Numeri spaventosi che uniti ai prestiti da un tasso variabile tra l’0,8 e l’1%, portano soltanto ad una direzione: tagli alla spesa pubblica.
E, in questo ambito, rientra la riforma del sistema previdenziale al vaglio del Governo. Un intervento sul sistema pensionistico era già nell’agenda dell’Esecutivo, data la scadenza di “Quota100” il prossimo 31 dicembre. Prima della tempesta – sanitaria – economica del Covid-19, Fabiana Dadone, il Ministro della Pubblica Amministrazione, aveva annunciato che era allo studio la cosiddetta “Quota101”, ovvero un sistema basato sullo stesso calcolo di “Quota100” – addizione degli anni più i pagamenti contributivi – con l’aggiunta di un anno (cioè dai 63 anni). Sulla testa dei pensionati pendeva – e pende – la riforma Elsa Fornero, voluta dall’allora Ministro del Governo di Mario Monti, che prevede lo slittamento a 67 anni per specifici impieghi (e mai del tutto abrogata). Come spiega QuiFinanza, mentre l’opposizione spinge per “Quota41”, ovvero il passaggio alla pensione a 41 anni di contributi raggiunti, indipendentemente dall’età del lavoratore, la crisi economica ha spazzato via qualsiasi tentativo di riforma al ribasso. Inoltre, le casse dell’Inps guidato da Pasquale Tridico non riescono al momento a supportare un cambiamento dei sistemi di calcolo contributivi.
Ed ecco, dunque, la beffa: i pensionati italiani che aspettavano una riforma organica potrebbero vedersi addirittura decurtati una parte della pensione, circa il 5,5%. Come spiega Il Giornale, le pensioni potrebbero essere sacrificate sul grande altare del rientro del debito. Da una parte un aumento delle imposte, dall’altro una spending review: ecco il piano del Governo. Le riduzioni riguarderanno coloro che andranno incontro ad un pensionamento anticipato. Si tratta di un taglio netto che non tiene conto, ad esempio, dell’aumento contributivo nel corso degli anni dei lavoratori interessati. Una sforbiciata al valore lordo della pensione che potrebbe creare non pochi problemi, e richiedere, inoltre, un intervento postumo per il rientro del bilancio. Ciò che preoccupa, inoltre, è la tenuta del sistema dell’Ente previdenziale, apparso in grande sofferenza negli ultimi mesi e che ha chiuso con un negativo sul fronte della cassa integrazione (ad alcuni non ancora arrivata).
Come spiega Il Corriere della Sera, colpo ai lavoratori era già arrivato con il Decreto del Ministero del Lavoro del 1° giugno scorso. Chi andrà, infatti, in pensione l’anno prossimo riceverà una rendita minore rispetto a chi è andato in pensione quest’anno. La trasformazioni dei coefficienti del montante contributivo, ha permesso una modifica rispetto ai fondi accumulati nel corso degli anni. Si tratta – dalla sua introduzione nel 2009 – della 5° revisione del coefficiente, tutta al negativo (ribasso). Se ad esempio, un lavoratore va in pensione a 65 anni con 100mila euro di contributi accumulati, l’assegno che riceverà – con in nuovo calcolo – verrà decurtata di oltre 900 euro. Se nel 2009 era di 6.136 euro, quest’anno è di 5.245 euro e l’anno prossimo sarà di 5.220 euro. E potrebbe essere soltanto l’inizio della stagione lacrime e sangue che ci attende all’orizzonte.
Fonte: QuiFinanza, Il Giornale, Il Corriere della Sera
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