Mario Bressi era un bravo padre di famiglia, trasformatosi nel peggiore degli assassini. Il suo profilo Facebook è pieno di commenti di odio. Ma c’è anche chi lo difende.
Il profilo Facebook di Mario Bressi è invaso di commenti. Tantissimi utenti, in queste ore, si sono riversati sulla sua pagina social per lasciare un opinione, un parere, o uno sfogo sotto l’ultimo suo post pubblico, datato 13 maggio. L’uomo, che nella notte tra venerdì e sabato ha strangolato i suoi due figli gemelli, Elena e Diego, entrambi di dodici anni, è il nuovo mostro dei social che diventano, ancora una volta, un Tribunale pubblico. Il 45enne, informa Il Corriere, ha pubblicato poco prima della tragedia una foto dei suoi figli sorridenti. Un gesto forse premeditato, oppure un raptus. Di fatto, in quella casa vacanza di Margno, in provincia di Lecco, si è consumata l’ennesima tragedia che vede nuovamente vittime i figli. In queste ore, gli inquirenti stanno indagando sui messaggi della posta elettronica dell’uomo, morto suicida dopo il duplice delitto. Messaggi come “Non li rivedrai mai più”, indirizzati alla moglie, che indicherebbero un gesto atroce, disperato, ma anche studiato e voluto.
Intanto, la pioggia di insulti sul suo profilo Facebook si alterna a messaggi di giustificazione. Accanto a chi riversa il suo odio per l’uomo nei commenti, c’è anche chi prova a capirlo. “Non insceniamo una guerra tra generi su questo singolo episodio. Era malato. Depresso, paranoico, schizofrenico”, scrive Renato. “Esistono violenze che posso esacerbare la follia di una persona, come i ricatti morali di una madre magari troppo possessiva”, prosegue.
Marco, invece, non giustifica. Ma scrive: “Avrai avuto tutte le ragioni del mondo”. La colpa, in sostanza, potrebbe essere anche della moglie Daniela Fumagalli, con la quale era in corso una separazione non consensuale.
E ancora, Ciro non condivide la pioggia di insulti lasciati sotto il suo profilo. “Da morti, come vorreste essere giudicati?”, si domanda.
Ancora, Anna cerca di mettere a tacere gli sfoghi invitando a pensare a quanto accaduto come un gesto di disperazione dovuto a problemi psicologici. La causa, insomma, sarebbe stato un disagio psichico non percepito che avrebbe portato a tragiche conseguenze.
Restando in tema social, alcuni errori sarebbero stati causati anche dalla stampa. Ad esempio, fa notare Giornalettismo, un tweet dell’agenzia Ansa riporta come causa del gesto di Mario Bressi la fine della relazione con la moglie Daniela. Una visione abbastanza superficiale di un gesto che, invece, potrebbe anche essere stato pianificato nei minimi dettagli. L’uomo viene descritto come una persona a modo, educata, un buon padre di famiglia che ha pagato le conseguenze di una pena d’amore. Eppure, sembra davvero surreale colpevolizzare Daniela per quanto accaduto, segno dell’idea ancora radicata di una gerarchizzazione della famiglia: da una parte il padre, che ha tirato su le redini. Dall’altra la moglie, che per noia vuole improvvisamente cambiare vita. “Chissà che cosa t’aveva fatto tua moglie per farti uscire di testa in questa maniera”, ad esempio, è un altro commento che sembra invertire il rapporto causa effetto.
Non sembra esserci rispetto per l’accaduto, non sembra più esserci timore nell’esprimere pensieri che – un tempo – non trovavano sfogo nell’agone pubblico. Una volta ci si vergognava persino di manifestare idee come questa. Invece, adesso, tutto sembra essere lecito, tutto sembra anzi conseguente all’idea di un presunto valore che demonizza i divorzi, le scelte individuali, l’idea di nido standard che siamo stati abituati ad associare alla famiglia. Il chiacchiericcio sulle vite di due poveri ragazzi innocenti, il peso inutile delle parole su una donna: basterebbe questo a far desistere qualsiasi persona dall’esprimere opinioni a vanvera. E invece no.
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