L’ex Premier Presidente del Consiglio esprime le sue considerazioni sul taglio dei vitalizi, dopo il voto che ha ripristinato le pensioni per gli ex senatori. Il M5S promette di tornare all’attacco.
Il taglio dei vitalizi degli ex parlamentari era stato deciso da Palazzo Madama nell’ottobre del 2018, per poi entrare in vigore nel gennaio del 2019. Lo stop imposto qualche giorno fa dalla Commissione Contenziosa del Senato ha aperto le critiche ma anche reso felici molti. Tra questi ultimi, Lamberto Dini, ex Premier ed ex Direttore Generale di Banca d’Italia. “Per troppa discrezionalità era stata creata una situazione iniqua, finalmente cancellata”, ha detto intervistato da Il Corriere della Sera. L’ex Ministro, deputato dal 1996 al 2001 e senatore dal 2001 al 2013 (sia nel centrodestra sia nel centrosinistra), si è così espresso sull’ultima manovra di Palazzo Madama, trovandosi d’accordo con Maurizio Paniz, ex deputato alla guida del Comitato che in questi anni del taglio dei vitalizi ha chiesto l’abrogazione della manovra. “Ho molta simpatia per parlamentari anziani che per una vita hanno fatto politica con grande passione e dedizione e non godono di altre entrate economiche”, ha proseguito.
Pertanto, il taglio delle loro pensioni era una situazione ingiusta e poco in linea con il loro passato istituzionale. E se è vero che molti altri ex parlamentari hanno svolto e svolgevano, in concomitanza alla professione politica, lavori o professioni, Lamberto Dini pensa a chi ha vissuto di sola politica. Il taglio dei vitalizi, insomma, non avrebbe tenuto conto delle ingiustizie che poteva provocare.
Anche il ricalcolo delle pensioni, riformato da un nuovo calcolo contributivo, creava dislivelli e disuguaglianze. Dal 2012, anno di abolizione dei vitalizi, è entrato in vigore un sistema di regole, per Senatori e Deputati, che alterato lo status quo delle cose. Se, infatti, fino al 1997 bastava una legislatura per andare in pensione a 60 anni e per ogni ulteriore legislatura il limite per ottenere il vitalizio si abbassava di 5 anni, dal 2012 le cose sono cambiate. Quando, nel 2018, il M5S afferma che i vitalizi restano un privilegio, in realtà i grillini avrebbero dimenticato che già non esistevano più.
Questo, almeno, è ciò che sostiene Lamberto Dini, la cui accusa al Movimento è serrata. Ancora, quando nel 2018 il Senato è intervenuto sui criteri di calcolo per gli anni precedenti il 2012, rivedendo con effetto retroattivo le pensioni sulla base del sistema contributivo, in alcuni casi la pensione poteva addirittura aumentare. “Una delle persone a trovarsi in questa situazione ero io”, ha proseguito Panin che alla domanda su quanto percepisca ogni mese – 30 mila euro lordi al mese, si dice, di cui 6 mila di pensione da ex parlamentare – chiosa affermando di non voler intervenire su questioni private. Intanto, riporta Repubblica, il Movimento 5 Stelle si prepara all’attacco, mentre la Lega rivendica di essere stata l’unica a votare contro l’annullamento e il PD che si schiera contro la decisione del Senato. “A breve proporremo al Consiglio di Presidenza del Senato di fare ricorso contro il ripristino dei vitalizi”, ha affermato Paola Taverna, Vicepresidente del Senato. Infatti, per chi sostiene la causa del taglio dei vitalizi, c’è ancora una speranza dal momento che la decisione della Commissione Contenziosa può essere rivista dal secondo e ultimo grado di giudizio interno di Palazzo Madama, il Consiglio di Garanzia. Per il fronte dei sostenitori della necessità dei tagli, i vitalizi restano un privilegio insopportabile.
Fonte: Il Corriere della Sera, Repubblica