Sono sempre di più le mamme che, per assenza di adeguate politiche di Welfare, si vedono costrette a lasciare il lavoro per accudire i figli.
Uno dei temi attorno a cui si sta discutendo ormai da settimane è la riapertura delle scuole. Diverse sono state le manifestazioni che hanno visto unirsi insegnanti, genitori e studenti. La data prevista per il ritorno tra i banchi è stata fissata per il 14 settembre anche se il Ministro Lucia Azzolina, ad oggi, sembra non avere un piano preciso su come procedere e come organizzare un rientro sicuro senza mettere in difficoltà le famiglie. Sono stati mesi molto duri, infatti, per tutti quei genitori che, dovendo lavorare, non sapevano come gestire la situazione di bambini piccoli a casa. Situazioni dove più figli dovevano seguire le lezioni a distanza ma non c’erano computer per tutti. Mamme e papà che – finito il lockdown, dovevano recarsi in ufficio o in negozio ma non sapevano a chi lasciare i bambini. Il Governo sta molto discutendo di come far ripartire le imprese ma c’è un'”impresa” di cui si parla sempre troppo poco: la famiglia. E il peso di questa piccola ma fondamentale “impresa” spesso è quasi interamente sulle spalle delle donne. A dimostrarlo i dati riportati dall’Ispettorato del lavoro dai quali – riferisce Il Fatto Quotidiano – emerge un boom di licenziamenti volontari da parte di neo genitori. Nel 2019 oltre 37.000 donne (pari al 73%) e 13.947 papà hanno abbandonato il lavoro. Stando ai dati dell’Ispettorato si tratta, per la maggior parte, di persone tra i 29 e i 44 anni alle prese con il primo figlio che non riescono a conciliare vita lavorativa e cura dei bambini. A pagare il prezzo più alto le Regioni del Nord con 33.442 licenziamenti volontari di neo mamme e neo papà contro i 9899 del Centro e gli 8217 del Sud. Ciò che manca sono – soprattutto – adeguate politiche di welfare a supporto delle famiglie.
A commentare questi dati allarmanti, soprattutto per quanto riguarda i licenziamenti da parte delle mamme, sono intervenute – riferisce Adnkronos – Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, e Susanna Camusso, responsabile delle Politiche di genere della Cgil. Le due donne hanno invitato il Governo ad intervenire perché l’occupazione femminile è essenziale per il rilancio dell’economia del Paese. E il lockdown imposto a causa del Covid con la prolungata chiusura di asili nido e scuole, potrebbe ulteriormente peggiorare la situazione. “Tra gli effetti della crisi Covid 19 potrebbe esservi un pesante arretramento di ingresso e permanenza delle donne nel mercato del lavoro. Se vogliamo tutelare e proteggere il lavoro delle mamme lavoratrici, occorre investire in servizi più adeguati”.
Fonti: Il Fatto Quotidiano, Adnkronos
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