Da un report del Viminale risulta che nessuno dei migranti sbarcati da gennaio ad oggi è stato ricollocato in un altro dei Paesi membri dell’Unione europea.
Da “grande successo” a “grande flop” talvolta il passo è breve. E questa parrebbe essere – per il momento – la sorte dell’accordo di Malta, siglato nel settembre 2019 e sbandierato come fiore all’occhiello del Governo Conte bis. Pochi giorni fa – riferisce Next Quotidiano – il vice Ministro dell’Interno Matteo Mauri, intervistato da Radio Capital, ha dichiarato che con il nuovo capo del Viminale, il Ministro Luciana Lamorgese, i ricollocamenti sono aumentati del 600% rispetto ai tempi del leghista Matteo Salvini. “Mentre con Salvini ministro, la media dei ricollocamenti era 16 al mese, con il Ministro Lamorgese, fino a gennaio, sono diventati 98 al mese: il 600% in più. Lamorgese in un mese ha ottenuto più che Salvini in un anno e poi ha stipulato l’accordo di Malta con altre nazioni europee”. Ma nonostante le parole piene di entusiasmo del vice ministro Mauri, i fatti dicono altro: anche prima dell’emergenza Coronavirus la situazione, in fatto di ricollocamenti, non era delle migliori. Da settembre 2019 fino a poche settimane fa, solo 464 migranti sono partiti dall’Italia verso altri Paesi membri. A fronte di oltre 11.800 sbarchi
In base al sopra menzionato accordo di Malta i Paesi firmatari si sarebbero dovuti impegnare ad aiutare i Paesi di primo approdo dei migranti e sarebbe dovuto entrare in vigore un meccanismo di ricollocamento e rotazione dei porti automatico. Ma questi ottimi proposti sembrano essere rimasti sulla carta. E a dirlo, questa volta, non sono i leader dell’Opposizione ma un report del Viminale, presieduto dal Ministro Luciana Lamorgese, proprio colei che si portò a casa quel “gran successo” dell’accordo di Malta. In base ai dati emersi dal report – riferisce Il Giornale – da inizio 2020 ad oggi, nessun migrante è stato ricollocato in un altro Paese europeo.
Ad esempio nessuno dei 122 migranti della Open Arms sbarcati a Messina lo scorso 15 gennaio ha raggiunto i Paesi Ue che avevano dato disponibilità per accoglierli. Stesso discorso per i 119 migranti della Sea Watch 3 sbarcati a Taranto il 15 gennaio. Anche i migranti dell’ultimo sbarco pre- lockdown, avvenuto a fine febbraio, sono rimasti tutti in territorio italiano esattamente come quelli dei due sbarchi avvenuti durante i mesi di chiusura del Paese. E ora che – finito il lockdown – la curva delle partenze verso l’Italia è tornata a salire, la situazione rischia di precipitare nel giro di poco. Solo qualche giorno fa a Porto Empedocle, a bordo della Sea Watch sono arrivati altri 211 migranti. E a Porto Empedocle si trova ormeggiata anche la Moby Zazà, il traghetto adibito per la quarantena dei migranti. Traghetto che – il viceministro alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri – riferisce La Stampa – ha scambiato per una nave turistica. Il viceministro nella località agrigentina, ad un certo punto ha commentato: “Vedo che c’è una nave ormeggiata, questo significa che arrivano turisti e che ci sono prospettive”. Fu proprio il Ministero delle Infrastrutture ad affittare la Moby Zazà per la quarantena.
Alle difficoltà legate alla gestione dell’accoglienza, in questo periodo si legano anche le paure di nuovi possibili focolai di Coronavirus. Infatti tra i migranti sbarcati negli ultimi mesi, già due sono risultati positivi al Coronavirus. Molti provengono da Paesi come Libia e Pakistan dove la situazione sanitaria è tutt’altro che rassicurante.
Fonte: Next Quotidiano, Il Giornale, La Stampa, Agrigento TV
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