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Coprifuoco e ritiro di patente e passaporto per chi criticherà gli omosessuali

Il disegno di legge del deputato Dem Alessandro Zan prevede, tra le altre cose, anche il coprifuoco e il ritiro di patente e passaporto per chi verrà ritenuto colpevole di omotransfobia.

Arrivato in aula alla Camera il disegno di legge contro l’ omotransfobia. Il primo firmatario è il deputato del Partito Democratico Alessandro Zan. Il Dl Zan – spiega Il Giornale –  riunifica cinque ddl tra cui quello presentato dall’ex Presidente della Camera Laura Boldrini e dall’ex sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto. Previste limitazioni decisamente pesanti per chiunque verrà ritenuto reo di omotransfobia: in primis divieto di detenzione di armi e divieto di partecipare a propaganda elettorale per le elezioni politiche o amministrative per 3 anni. Ma non finisce qui. La norma prevede anche obbligo di dimora a orari precisi per un anno, sospensione di patente, passaporto e carta d’identità valida per l’espatrio sempre per un anno.

Eppure stando ai dati dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, gli atti di violenza legati al sesso o al genere sembrano in calo. Infatti nel 2019, le aggressioni fisiche legate all’orientamento sessuale e all’orientamento di genere in Italia sono scese a 29 mentre nel 2018 erano 43.  Tuttavia la norma a firma Zan si basa sulla presunta «vulnerabilità» delle persone della comunità Lgbt. E come avviene dal 2013 – ricorda il settimanale l’Espresso – le vittime «vulnerabili» hanno diritto al gratuito patrocinio a prescindere dalle possibilità economiche, anche sopra il limite di legge. Per cui le spese legali di chiunque verrà ritenuto vittima di atti di violenza motivati da omotransfobia ,andranno a carico dello Stato, come avviene per i reati di violenza di genere. Il disegno di legge di Zan vorrebbe anche l’istituzione di un fondo dedicato ai centri antidiscriminazione  e alle case rifugio che accolgono le persone omosessuali cacciate di casa a causa del loro orientamento di genere.

Nessuna limitazione delle libertà civili e individuali, a quanto pare, per chi insulta la famiglia tradizionale come fece, qualche tempo fa, la senatrice Dem Monica Cirinnà. Cirinnà, nel corso di una manifestazione femminista organizzata a Roma dall’associazione Non una di meno, esibì sorridente un cartello nel quale definiva “vita di m…a” l’esistenza basata su valori tradizionali come Dio, patria e famiglia.

 

Fonte: Il Giornale, L’Espresso

 

Pubblicato da
Samanta Airoldi

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