Lo stallo potrebbe essere superato dalla mediazione della Cancelliera tedesca, ma i compromessi potrebbero costare caro all’Italia. E intanto Gualtieri rilancia il Mes.
Il piano Next Generation Eu – il Recovery Fund – proposto dalla Commissione Ue da 750miliardi di euro è impantanato a Bruxelles, mentre una via d’uscita non si ravvede ancora. L’ostruzionismo dei Paesi frugali – Austria, Olanda, Svezia e Finlandia – ha stoppato qualsiasi tentativo di mediazione. Il Presidente della Commissione Ue, Urusla Von der Leyen, che ha proposto l’acquisto dei titoli di stato garantiti dal bilancio puriennale Ue, spera di confermare la struttura del piano anti-crisi. Ma si tratta di posizioni quasi incompatibili e i Ministri delle Finanze dei Paesi membri faticano e non poco a trovare una soluzione che possa soddisfare tutti. L’ultimo Eurogruppo – senza sorprese – ha evidenziato la distanza delle parti. Ciò che conta, almeno su questo punto sembrano tutti concordi, è che bisogna fare in fretta. Che la crisi, di sicuro, non attenderà i negoziati europei per abbattersi sul vecchio continente. Come spiega HuffingtonPost, lo stallo potrebbe essere superato, se la mediazione e la contrattazione passeranno dalla mani – attuali – del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, a quelle della Cancelliera tedesca Angela Merkel. Da luglio, inizierà il semestre di presidenza della Germania in Ue.
Nella giornata di ieri, il Premier olandese Mark Rutte ha lodato il lavoro del Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parlando di: “Riforme apprezzate”. Fondamentale, per gli olandesi, l’inserimento delle condizionalità per il rientro dei debiti e l’allineamento dei bilanci sulla media Ue per i Paesi che decideranno di utilizzare la linea di credito. Probabilmente, su questo fronte, si dovrà cedere, ma c’è un passo importante da fare: legare i fondi agli investimenti anti-crisi Covid e non al rientro dei bilanci. Rutte sta cercando di portare a casa un risultato in vista delle politiche del 2021 in Olanda, dove si scontrerà con un altro uomo del rigore, il suo Ministro dell’Economia Wopke Hoekstra. Ma le mire dell’Olanda potrebbero spostarsi sulla Polonia, terza – con 64miliardi – beneficiaria della linea di credito, nonostante Varsavia non sia stata colpita come altri Stati Ue dalla pandemia (come ad esempio la stessa Olanda).
Voci a Bruxelles parlano di una astuta mossa per spaccare il gruppo di Visegrad. La Polonia, infatti, si dice soddisfatta della proposta della Commissione, mentre anche l’Ungheria del Premier Victor Orban ormai cerca di portare a casa il miglior risultato possibile. Altro osso duro è l’Austria del Primo Ministro Sebastian Kurz: anche qui Merkel avrebbe un piano, che consiste nella diminuzione dei contribuiti ai bilanci Ue agli Stati che usufruiscono di meno degli aiuti previsti. Il principio è più o meno questo: se l’Austria dovesse accedere solo ad una minima parte degli aiuti – o privarsi del tutto di altri – vedrà sensibilmente ridotta la sua quota ai bilanci. Anche questa sarebbe una vittoria da portare a casa. Quello che colpisce in quella che potremmo definire la più difficile fase dell’Ue dalla sua nascita, è la totale assenza di direttive dei partiti europei.
Il Primo Ministro danese, Mette Frederiksen, ad esempio, non ha partecipato al pre-vertice del Pse. Nonostante i socialisti spingano per una accordo sulla base della proposta della Commissione, con diverse modifiche – il Premier svedese Stefan Löfven ha detto al Pse che: “La cosa più preziosa per le nostre economie” – diversi esponenti di spicco del partito in Europa restano scettici. Quindi ci sono degli spiragli, ma il gioco al ribasso del compromesso non potrà fare altro che danneggiare il nostro Paese. Ancora una volta il destino dell’Ue è nelle mani di Merkel. E ciò, lo si intuisce anche dalla sortita pubblica del Ministro delle Finanze Roberto Gualtieri che, ospite di La7, va allo scontro in Maggioranza aprendo al Mes: “I soldi del Mes sono prestiti, ma questi prestiti sono allo 0,08% di interessi, quindi più convenienti rispetto all′1,3% a cui siamo abituati”. E ancora: “L’unica condizione del Mes è che i soldi siano usati per le spese sanitarie, non ci sono altre condizionalità”.
Mario Cassese
Fonte: HuffingtonPost, La7
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