I soldi della cassa integrazione devono ancora arrivare a tantissimi lavoratori italiani.
Gli ultimi dati dell’Inps non sono rassicuranti per i tanti lavoratori che sono rimasti fermi durante il lockdown per Coronavirus: 134.358 di loro non hanno ancora ricevuto nemmeno il primo assegno della cassa integrazione e stanno contando solo sui loro risparmi per provvedere alle spese di tutti i giorni. A questi – riferisce Fanpage – si aggiungono 25.768 persone che, pur avendo presentato la richiesta entro il 31 maggio, non hanno ancora visto un soldo. Per finire, 356.939 lavoratori aspettano ancora parte dei soldi che l’Inps deve loro. Confindustria attacca il governo Conte, recriminando forti ritardi nell’invio del denaro che hanno lasciato durante le prime 9 settimane di lockdown oltre un milione di lavoratori senza alcuna copertura finanziaria. La risposta dell’Inps è stata di estendere il periodo dell’emergenza a 18 settimane per poter risarcire tutti gli aventi diritto, anche se in ritardo. I fondi stanziati per assorbire la crisi economica dovuta al lockdown però non comprendono solo la cassa integrazione: i beneficiari dei vari sussidi che il governo sta ancora finendo di distribuire sono circa 11 milioni: nel conteggio sono compresi, per esempio, i congedi parentali (che spettano a 464.599 persone) ed il bonus baby sitting e campi estivi (gli aventi diritto sono 451.746)
Tuttavia, il rovescio della medaglia – riferisce QuiFinanza – è che i provvedimenti di emergenza hanno coperto adeguatamente 5 milioni di lavoratori che rischiavano il posto. A dirlo è il sindacato UIL: i portavoce dell’istituzione hanno presentato alcuni dati a sostegno della tesi che le misure di emergenza del premier Giuseppe Conte hanno funzionato, almeno in parte. Il report del sindacato riferisce che la disoccupazione non è cresciuta come ci si aspettava, in queste settimane, e non solo grazie al blocco dei licenziamenti: “Oltre agli ammortizzatori sociali, la re-introduzione della cassa in deroga e gli strumenti di sostegno ai redditi sembrano aver funzionato. Difficile fare previsioni certe”. Tuttavia, la situazione rimane in bilico, secondo la lettura dei dati Istat da parte di alcuni esperti dell’Adapt che prevedono un aumento vertiginoso della disoccupazione nel corso del 2021. A preoccupare è soprattutto la scadenza del provvedimento che ha bloccato i licenziamenti, fissata per il 17 agosto. Al momento, in parlamento è in corso una disputa sull’estensione di questo termine fino al 31 dicembre 2020. Il sindacato CGIL ha già minacciato scioperi e manifestazioni in caso di mancato rinnovo del provvedimento.
Fonte: Fanpage, QuiFinanza