L’Austria è tra i membri dei Paesi che respingono con forza il piano della Commissione Ue da 750miliardi. Il Ministro Gernot Blumel, spinge in un’unica direzione: più prestiti che sussidi.
L’Eurogruppo fatica a trovare un’intesa tra i tavoli di Bruxelles: i Paesi cosiddetti frugali – Austria, Paesi Bassi e Svezia su tutti – contrari al Next Generation Eu, il piano da Recovery Fund da 750miliardi di euro proposto da Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, sono riusciti a far saltare l’accordo. Un gruppo che con il tempo ha preso sempre più forza, grazie anche al passo di lato della Germania di Angela Merkel, che ha proposto di tornare al piano originale da 500miliardi nato dal patto tra la Cancelliera e il Presidente francese Emmanuel Macron. Ma sono ad ogni modo numerosi i nodi da sciogliere, a cominciare dalla proporzione tra sussidi a fondo perduto e prestiti, fino ad arrivare alle condizionalità che andrebbero ad incidere sulle finanze interne dei Paesi aderenti al Piano. E mentre l’Italia spera di chiudere entro metà luglio la partita alle condizioni previste dal piano della Commissione (che varrebbero per Roma 172 miliardi), il Ministro delle Finanze austriaco, Gernot Blumel, fa capire che l’ostruzionismo dei Paesi del nord vale l’Europa. Letteralmente.
In un’intervista rilasciata a La Stampa, Blumel, si affretta a dichiarare che i Paesi frugali non porteranno alcuna proposta: l’obiettivo è chiudere con il pacchetto da 540miliardi concordato prima di Pasqua (prima cioè della proposta della Commissione). Ma anche l’accesso a questi fondi potrà avvenire solo dietro un piano dettagliato di spesa – il Recovery Plan – e di rientro del debito. Spiega il Ministro: “Quella che rifiutiamo è un’Europa del debito. Dopo la crisi del Covid è necessario un rinnovato impegno verso politiche di bilancio sane e una riduzione del debito”. Parole che suonano come un allarme per Roma: il pericolo che i programmi fissati da Bce, Commissione e Fmi siano dietro l’angolo è troppo alto. Brumel invita gli Stati più colpiti dalla pandemia – Italia e Spagna – , che ne hanno necessità, a ricorrere ai fondi del Mes.
Continua Brumel: “Non possiamo accettare questo piano. Per i contribuenti austriaci aumenterebbe del 50% la quota che dobbiamo versare all’Ue”. Come spiega HuffingtonPost, il Ministro austriaco ripete che questi debiti resteranno nei bilanci Ue per oltre 30 anni: ma nessuno, dei Paesi frugali, ha intenzione di indebitarsi così tanto e per così tanto tempo, per il rifinanziamento degli Stati più colpiti dalla pandemia. Il sogno europeo, insomma. E lanciano la patata bollente nelle mani del Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, a cui toccherà il compito di trovare una soluzione. Ma il Ministro da anche un assaggio di quel che potrà essere, facendo i conti in tasca all’Italia, ricordando che il nostro debito pubblico è il secondo più alto dell’eurozona, rifinanziato sul mercato con interessi elevati. Mentre il settore bancario ha dei problemi a riscuotere i prestiti a rischio. E conclude: “Nel vostro Paese, la vita lavorativa media è di 32 anni, in Austria di 38, in Svezia di ben 42. Ogni Paese ha le proprie sfide, dopo il Covid”. Insomma l’antifona è abbastanza chiara: si lavora poco, si lavora male. E questo è solo l’inizio.
Mario Cassese
Fonte: HuffingtonPost, La Stampa