Desametasone contro il Covid: i medici avvertirono il Ministero ad aprile, ma non ci furono risposte

Circa 50 medici, in una lettera inviata al Ministro Speranza e al Vice Ministero Sileri, consigliavano l’utilizzo del cortisolo nelle fasi più acute della malattie. Ma furono ignorati. E l’Oms si congratula con il Regno Unito per il risultato.

Il Ministero sapeva del cortisolo come cura contro il Covid, ma non rispose alle lettere dei medici - Leggilo.org

La scoperta dell’utilizzo – con risultati molto soddisfacenti – del desametasone sui pazienti più gravi affetti da Covid-19, è stata – giustamente – accolta con grande soddisfazione. Come spiega Adnkronos, per il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus: “Si tratta di una grande notizia. C’è da congratularsi il Governo del Regno Unito e l’Università di Oxford hanno contribuito a questa svolta scientifica salvavita”. Il desametasone è un antinfiammatorio steroideo a base di cortisolo. Secondo una ricerca dell’Università di Oxford, il farmaco ha abbattuto di circa un terzo il tasso di mortalità dei 2mila pazienti a cui è stato somministrato. Si tratta di pazienti che stanno subendo la forma più aggressiva del virus, quelle delle polmoniti interstiziali. Non solo: il prodotto, già in commercio, ha un costo di circa 6 euro a paziente.

Ma che il cortisolo fosse una strada percorribile, almeno nei casi più gravi della malattia, lo si era intuito anche in Italia. Come spiega Il Giornale, il 24 aprile scorso, Roberta Ricciardi, responsabile del Percorso Miastenia dell’Ospedale Cisanello di Pisa, e Piero Sestili, professore ordinario di Farmacologia a Urbino, insieme ad altri 50 colleghi firmatari, inviano una lettera indirizzata al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Vice Ministro Pierpaolo Sileri, in cui invitavano il Ministero a favorire l’utilizzo del prodotti a base di cortisone. Si era già ipotizzato, infatti, di utilizzare tali prodotti per contrastare l’effetto – spesso letale – provocato dal Covid nel nostro corpo, ovvero la “tempesta di citochine”, la risposta del nostro organismo al processo infiammatorio portata alla sua massima potenza che provoca un collasso circolatorio. In tale fase, il cortisone in generale, può limitare i danni di questo processo.

All’epoca sia l’Oms che l’Istituto Superiore della Sanità sconsigliavano l’utilizzo di tali prodotti. Questo perchè, i prodotti a base di cortisolo hanno un effetto immunosoppressivo (riducono cioè le difese immunitarie). Ma già in quei giorni, alle obiezioni mosse dalle organizzazioni internazionali, Ricciardi e Sestili spiegavano: Si tratta di un problema secondario, perché la terapia in questo caso va seguita solo per pochi giorni e non c’è quasi tempo per produrre una consistente immunosoppressione”. I benefici della terapia vanno dunque, secondo i due professori, ben oltre i rischi e, inoltre, comparata all’unica azione disponibile in tali frangenti, ovvero la terapia intensiva, è meno invasiva e anche meno costosa. Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, e membro del direttivo del “Patto trasversale per la scienza”, insieme al Professor Roberto Burioni e l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, nel mese di aprile caldeggiava l’utilizzo dei cortisolo: “Ci eravamo accorti dell’importanza del cortisone e del remdesevir nelle fasi precoci della malattia. Ci avevamo visto lungo”. Nella comunità scientifica, dunque, si era già a conoscenza dei buoni risultati del desametasone, ma ad oggi nessuna risposta è mai pervenuta nè da Speranza, nè dal suo Ministero.

 

Mario Cassese

 

Fonte: Adnkronos, Il Giornale

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