Il gruppo sanguigno incide sulla possibilità di contrarre il Coronavirus. A dirlo, uno studio internazionale a cui hanno preso parte molti ricercatori italiani.
I dati della Protezione Civile in merito alla situazione di oggi ci informano che i casi attualmente positivi scendono a 23.101, registrando una decrescita di 824 pazienti rispetto a ieri. Nelle ultime ventiquattro ore 66 deceduti che portano il totale 34.514. Il numero complessivo dei dimessi e dei guariti sale a 180.544, con un incremento di 1089 persone rispetto a ieri. I pazienti ricoverati scendono a 2867, – 246 rispetto a ieri. Nelle terapie intensive si trovano 168 assistiti, – 5 rispetto a ieri. Ad oggi, in Italia, il totale delle persone che ha contratto il virus è 238.159, + 333 rispetto a ieri.
Il Coronavirus, per quanto abbia colpito prevalentemente persone anziane e/o con deficit immunitari, non ha risparmiato neanche soggetti giovani e sani. Da mesi ci chiediamo quali sono fattori che espongono maggiormente al rischio. Ed ecco che entra in gioco un elemento a cui nessuno – o quasi – aveva pensato: il gruppo sanguigno. Secondo uno studio pubblicato sul “New England Journal of Medicine”, avere un gruppo sanguigno piuttosto che un altro può incidere sulla capacità di contrarre il Covid-19. Stando ai dati, il gruppo A è associato a un rischio più alto di sviluppare l’infezione in forma grave, mentre il gruppo 0 è correlato a un pericolo più basso. La ricerca, scrive Rainews, è stata coordinata dall’università degli Studi di Milano-Bicocca, insieme all’Asst di Monza che raccoglie, con il super-archivio “Storm” – Studio osservazionale sulla storia naturale dei pazienti – dati clinici, diagnostici, terapeutici e campioni biologici dei pazienti contagiati e ricoverati all’ospedale San Gerardo di Monza e al presidio di Desio. Il progetto Storm, coordinato da Paolo Bonfanti, professore associato di Malattie infettive in Bicocca, è alla base di una collaborazione tra centri di ricerca clinica italiani e spagnoli e genetisti tedeschi e norvegesi. I ricercatori hanno chiarito che il Covid-19 è un’infezione nuova, grave, ma di cui si conosce ancora poco. Pertanto, gli aspetti patogenetici e i fattori correlati ad un’evoluzione più grave della malattia sono ancora abbastanza incerti.
Per rispondere a queste incertezze, gli studi genetici mirano ad analizzare il genoma del numero più ampio possibile di persone affette da una particolare patologia, per determinare se specifiche varianti genetiche si associno a sottogruppi particolari di pazienti, come ad esempio a quelli con la malattia più aggressiva e progressiva. Nella ricerca in questione, informa Adnkronos, sono state analizzate le sequenze geniche di 1.610 pazienti Covid ricoverati in 3 ospedali italiani e 4 spagnoli, tutti con insufficienza respiratoria, e in 2.205 persone senza malattia. Il risultato dello studio è che il gruppo sanguigno 0 è associato a un rischio più basso di sviluppare un’infezione clinicamente grave, mentre il gruppo sanguigno A è associato a un rischio più elevato. “Le ragioni alla base di questo differente profilo di rischio saranno da approfondire con studi dedicati”, hanno sottolineato gli studiosi, affermando che i risultati dello studio pongono un tassello importante verso la comprensione dei meccanismi patogenetici di una malattia la cui complessità costituisce una delle sfide più importanti per il mondo della medicina attuale.
Fonte: Rainews, Adnkronos, Nejm, Protezione Civile
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