Richard Horton, laureato in medicina e direttore della rivista scientifica Lancet, sostiene che se l’Italia avesse chiuso prima si sarebbero avute almeno il 50% delle vittime in meno.
I dati dell’ISTAT in merito alle perdite registrate dall’industria italiana ci dicono che l’Italia sta pagando un prezzo davvero alto il fatto di essere stata il primo Paese in Europa a chiudere tutto. Ma c’è chi, invece, sostiene che si sarebbe dovuto fermare il Paese ancora prima. Richard Horton, laureato in medicina e direttore della famosa rivista scientifica Lancet – intervistato dalla Repubblica – ha dichiarato che una chiusura anticipata di un paio di settimane avrebbe potuto salvare almeno il 50% delle persone che sono decedute. E, a differenza di esperti come il professor Alberto Zangrillo, Horton non si mostra ottimista sulla situazione che ci attende nei prossimi mesi. A suo dire non torneremo tanto presto alla nostra agognata normalità: “Non torneremo alla normalità entro un anno. I politici non lo dicono chiaramente e di conseguenza le persone si comportano in modo scellerato”. E se i politici – secondo Horton – non la dicono tutta forse perché preoccupati dal crollo del Pil e dalle conseguenze economiche, neppure gli scienziati sono esenti da responsabilità: “Nel complesso la comunità scientifica è stata straordinaria ma molti scienziati, collusi con i politici, non hanno detto la verità”.
E mentre il Ministro della Salute Roberto Speranza – nel corso della trasmissione Mezz’ora in Più – ha asserito: “Il rischio zero arriverà solo con il vaccino“, il direttore del Lancet non sembra fiducioso neppure su questo aspetto e invita ad essere prudenti in questa corsa verso la scoperta di un vaccino. Come spiega non è importante soltanto l’efficacia ma anche la sicurezza. Horton infatti specifica che l’efficacia di un vaccino si può riscontrare nel breve periodo mentre la sicurezza si potrà valutare solo sul lungo termine.
Ma Horton non è l’unico a rimproverare l’Italia per la sua gestione dell’emergenza. Stando alla classifica pubblicata sul settimanale britannico The Economist, il nostro Paese – tra i 21 Paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) – è stato uno dei peggiori. In particolare l’Italia è stata valutata negativamente nella capacità di individuare e isolare per tempo i casi positivi e di gestire adeguatamente le ospedalizzazioni separando i malati di Covid dagli altri pazienti. Il nostro Paese ha ricevuto il punteggio di 2.2, alla pari con Spagna e Regno Unito. Peggio di noi – in base a questa classifica – avrebbe fatto solo il Belgio.
Fonte: Repubblica, The Economist
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