Il 13 maggio scorso, sotto le insistenze del Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, è stato inserito nel Decreto Rilancio un piano per la regolarizzazione dei migranti. Tuttavia la sanatoria fatica a decollare.
L’emergenza Coronavirus, che ha colpito il nostro paese agli inizi di marzo, non ha fatto sconti a nessuno e tutta l’Italia ha dovuto fare i conti con l’arrivo dell’epidemia. Le conseguenze, sanitarie ed economiche, non sono state poche né sottovalutabili. Tra i settori più colpiti padroneggia quello dell’agricoltura: già da tempo in una situazione difficile per la mancanza delle cosiddette “braccia da lavoro“, il Covid-19 non ha fatto che peggiorare la sua precarietà. Per arginare il problema, il Ministro per l’Agricoltura Teresa Bellanova ha sostenuto la causa, proponendo di introdurre nel Decreto Rilancio, lo scorso 13 maggio, un piano per la regolarizzazione dei migranti. “Il Governo deve avere coraggio. Non si possono lasciare le persone a vivere come topi nei ghetti”, ha detto la donna dopo la presentazione della riforma, ricorda l’ Huffingtonpost.
Tuttavia, fa notare il Giornale, il piano fatica a decollare. Per sopperire all’esiguo numero di richieste, il Governo ha prorogato il termine di scadenza di presentazione delle domande, slittato di un mese. Così, invece che fino al 15 luglio, sarà ora possibile presentare istanza fino al 15 agosto. Non a caso ieri, lunedì 15 giugno, il Viminale ha pubblicato i dati ufficiali in merito all’andamento della regolarizzazione. Nelle prime settimane di giugno i numeri hanno fatto presagire un vero e proprio fallimento dell’impresa, contro ogni aspettativa: le domande sono state 32.000, di cui 7.762 in corso di lavorazione, a fronte di 220.000 previste dal Governo e tutte esterne al settore agricolo.
Nel frattempo imperversano sempre di più le polemiche al seguito del Decreto. Il Sindaco di San Ferdinando, in Calabria, Andrea Tripodi, e la segretaria generale Cgil Celeste Logiacco hanno espresso il loro malcontento all’Huffpost. “Inutile introdurre un provvedimento temporaneo, che nasce soltanto dalle esigenze di affrontare un momento di emergenza”, ha detto il Primo Cittadino. Già nel 2010, ricorda, venne trattato l’argomento quando vi fu la rivolta dei lavoratori africani, impiegati nelle terre della Piana di Gioia Tauro: scesero in piazza contro lo sfruttamento e la negazione dei diritti ma le soluzioni date, anche in quel caso, furono solo temporanee. Quanto ai sempre più frequenti atti di violenza imputati alla mancanza di lavoro lasciata dal passaggio del Covid-19 nel nostro paese, “sembra che nessuno abbia imparato nulla”, dice Tripodi, attaccando personalmente i partiti colpevoli di lasciare i migranti nelle tende, sprovviste di tutto, in condizioni indecenti. “Una mancanza di possibilità e prospettive”, conclude, “che non può che sfociare in frustrazione”.
Intanto la norma inserita all’interno del dl Rilancio dopo il Consiglio dei Ministri del 13 maggio scorso prevede una proroga dei termini di scadenza: che vuole regolarizzare la propria posizione in Italia potrà presentare la relativa istanza non più fino al 15 luglio, come originariamente previsto, ma fino al 15 agosto prossimo.
Fonte: Il Giornale, Hugginftonpost
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