La sanatoria spinta dal Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova si sta rivelando fallimentare: pochissime le richieste di regolarizzazione.
Ricordiamo tutti l’immagine del Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova in lacrime, commossa per l’inserimento nel dl Rilancio della sanatoria dei migranti che lavorano nel settore agricolo e di colf e badanti. “Da oggi gli invisibili saranno meno invisibili”. Queste le parole del ministro renziano lo scorso 13 maggio. Lo scopo della norma dovrebbe essere far emergere il lavoro in nero, contrastare il caporalato e lo sfruttamento della manodopera. La richiesta di regolarizzazione – spiega Il Giornale – può essere presentata sia dai datori sia dai lavoratori stessi. Il provvedimento riguarda i lavoratori presenti sul suolo italiano prima dell’8 marzo 2020 e con permesso di soggiorno scaduto prima del 31 ottobre 2019. Non è gratuita. Se a fare richiesta sono i datori il costo previsto è di 500 euro mentre nel caso siano i lavoratori stessi a chiedere di venir regolarizzati la cifra si abbassa a 160 euro. Dopodiché si ha un automatico via libera per l’ottenimento del permesso di soggiorno.
Per questo ci si sarebbe aspettati un gran numero di richieste, soprattutto da parte dei lavoratori visto che l’importo da pagare è inferiore. Il Governo aveva stimato una platea di almeno 220.000 migranti.Eppure qualcosa non è andato secondo i piani, stando ai dati ufficiali del Viminale. Infatti dall’1 al 15 giugno le richieste di regolarizzazione presentate sono state appena 32.000 . E, nonostante Bellanova abbia più volte insistito sui rischi per l’agricoltura, per la quasi totalità, le domande presentate riguardano lavoratori domestici e non i braccianti. Tra i richiedenti si sono segnalati al primo posto lavoratori provenienti da Marocco, Egitto e Bangladesh nell’ambito domestico mentre India, Albania e Marocco per allevamento e agricoltura. La Regione dove sono state presentate più richieste di regolarizzazione è la Lombardia.
Che cosa non ha funzionato? Secondo un’analisi di Wired il numero così esiguo di richieste potrebbe essere legato al fatto che la sanatoria riguarda solo due settori: agricoltura e lavori domestici e di cura della persona. Non sono stati inseriti i campi dell’edilizia e della ristorazione dove sono tanti gli immigrati impiegati in nero. Secondariamente alcuni immigrati non hanno fatto richiesta – a detta di chi ha elaborato l’analisi – perché il loro permesso può essere scaduto dopo la data prevista dalla sanatoria. In terzo luogo è stato inserito un limite minimo di reddito imponibile (20.000 euro) che non tutti i lavoratori raggiungono. Pertanto anche i datori che avrebbero voluto mettere in regola la manodopera non hanno potuto presentare richiesta. Infine Wired sottolinea un altro punto focale: lo scudo penale previsto per i datori di lavoro che si autodenunciano non vale per chi, negli ultimi 5 anni, è stato condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, caporalato, sfruttamento di minori.
Ma per il Ministro Bellanova la sanatoria non sarà mai un flop. Intervistata dalla Repubblica pochi giorni prima dell’uscita dei numeri del Viminale, aveva dichiarato: “Fosse anche una sola la persona che viene strappata all’invisibilità e a condizioni di lavoro oscene, io lo considero un successo”.
Fonti: Il Giornale, Wired, Repubblica