Maturità, inizia l’esame ma molti presidenti di Commissione potrebbero mancare

Sono circa 500 mila gli studenti che nelle prossime tre settimane si alterneranno al banco, davanti alle commissioni, per sostenere l’esame di maturità in presenza. Questa mattina, le porte degli istituti superiori si sono riaperte per le riunioni dei commissari e dei presidenti. Ma l’operato di Lucia Azzolina è messo a dura prova dalle critiche.

azzolina scuole aperte - Leggilo

Scuole aperte, questa mattina, per la prima volta da inizio marzo quando, in piena emergenza Coronavirus, gli Istituti scolastici vennero chiusi. Migliaia di studenti hanno abbandonato le aule, come da protocollo; e mentre nel resto del mondo, in alcuni Paesi, riaprire le scuole sia stata una priorità dei Governi, in Italia la riapertura è stata rimandata a settembre. Le superiori, però, questa mattina hanno spalancato le porte per questioni organizzative in vista dei prossimi esami di maturità, che verranno sostenuti in presenza. Come informa Il Corriere, si ritroveranno i presidenti e i commissari delle 12.900 commissioni per la Maturità; questi ultimi saranno sei professori per ciascuna delle classi che sosterranno l’esame a partire da mercoledì. Quanto alle modalità di svolgimento, si procederà con l’estrazione della lettera dell’alfabeto da cui iniziare. Saranno cinque studenti al giorno massimo a poter sostenere l’esame, con mascherina da togliere solo una volta seduti in postazione e autocertificazione da consegnare all’ingresso.

Un esame diverso dal solito, su cui rimangono ad oggi ancora molti dubbi. Uno riguarda proprio le commissioni. Il rischio è che molti presidenti potrebbero presentare la giustificazione medica e non presentarsi agli esami. Ogni anno, alla vigilia dell’esame, gli uffici scolastici regionali devono sostituire in media il 5 per cento dei presidenti. Le Regioni più a rischio, come la Lombardia, hanno pronte liste da cui attingere in caso di defezioni. Un’altra ipotesi è che i commissari possano presentare richiesta di poter svolgere l’esame a distanza. In quel caso, sarà il presidente a decidere dopo aver consultato il medico competente. Chi invece presenterà il certificato di malattia vero e proprio, dovrà essere sostituito da un collega della stessa classe anche se di un’altra materia.

“Un primo rientro dopo il lockdown. Resto convinta che fosse giusto mantenere gli esami, farli in presenza e in sicurezza”, ha scritto il Ministro Lucia Azzolina su Facebook. “L’esame è uno snodo verso la vita da adulti. Era giusto far vivere questo passaggio agli studenti. Oggi la scuola comincia a ripopolarsi. È un primo segnale di ritorno alla normalità“, si legge nel post. L’obiettivo, per settembre, è quello di riportare tutti in classe. Dopo svariati dubbi circa la data di ripartenza per l’anno scolastico 2020/2021 e ipotesi “prive di fondamento” – secondo il Miur – l’inizio dell’anno scolastico sarebbe stato fissato a lunedì 14 settembre. La proposta è arrivata, informa Repubblica, direttamente dal Ministero dell’Istruzione alle Regioni. L’Azzolina – a cui molti criticano la decisione di non aver riaperto le scuole in queste settimane – aveva fatto intendere una ripresa delle lezioni in aula il primo settembre. Ma le elezioni amministrative e il referendum fissati per il 20 settembre avevano fatto slittare la riapertura delle scuole fino al 23.

Una data da lasciare alle spalle e rifiutata dalle singole Regioni, che ipotizzavano una ripartenza tra il 10 e il 15 settembre. La data che in queste ore sembra essere confermata potrebbe essere proprio il 14 settembre come inizio delle lezioni in presenza. Tuttavia, il Decreto Scuola, recentemente convertito in legge, stabilisce che dal primo di settembre le scuole potranno riaprire per le attività legate al recupero degli apprendimenti. Intanto, l’Anief, l’Associazione nazionale insegnanti e formatori, ha inviato una lettera al premier Giuseppe Conte per avanzare proposte adeguate e dar vita ad un patto per il rilancio della scuola. Secondo l’Anief, a causa del distanziamento, sarà necessario comporre le classi con al massimo 15 iscritti e assumere non meno di 160mila docenti e 40mila Ata in più. “Non averli considerati, prevedendo anche la loro assunzione in ruolo da graduatorie d’istituto, è un errore strategico che l’amministrazione scolastica rischia di pagare a caro prezzo”, scrive l’associazione, secondo cui sarebbero stati commessi troppi errori, in questi giorni, nella valutazione dell’emergenza relativamente alla riapertura delle scuole.

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Fonte: Corriere, Repubblica, Lucia Azzolina Facebook

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