L’ex Deputato romano lancia la sua sortita al Movimento mirando direttamente al Premier. Grillo difende il Governo giallo-rosso e Di Maio cerca di mediare. E’ iniziata la resa dei conti nel M5S.
Alessandro Di Battista, ex Deputato e guida dell’ala più dura ed intransigente del Movimento 5 Stelle è tornato dal suo oblio – politico s’intende – e lo ha fatto in grande stile. Ospite di Lucia Annunziata, negli studi di “Mezz’ora in più”, su RaiTre, uno dei volti più noti dell’ortodossia grillina dura e pura pre-palazzo, ha lanciato la sua scalata al M5S. Nelle ultime settimane, Di Battista, aveva annunciato di essere al lavoro per un programma duraturo e di ampie vedute per il Movimento, ma di non essere alla ricerca di poltrone. Non dell’Esecutivo, almeno. Che questo Governo non godesse della sua simpatia, l’ex Deputato, lo aveva chiaramente lasciato intendere in più occasioni: l’alleanza con Matteo Renzi, i Benetton, l’Europa, troppi contrasti quasi impossibili da superare. E mentre Di Battista viaggiava per il mondo alla ricerca dell’ispirazione giusta per il suo nuovo libro, il suo eterno fratello/rivale, ora Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio dapprima si dimetteva da capo politico e poi guardava inerme il Movimento sprofondare nei sondaggi.
E’ un occasione d’oro per l’ex Deputato, che scelse di non ricandidarsi nel 2018 e – conseguentemente – non partecipare prima al naufragio del primo Governo grillino, in duetto con la Lega, e poi alla nascita del secondo Governo, targato sempre Premier Conte, con il Partito Democratico. Il M5S non è mai stato così debole e lontano da quel marzo di due anni fa e da quel 33%. Per Di Battista è il momento della resa dei conti, o meglio, è il momento che qualcuno paghi. Come spiega La Stampa, pur precisando che non è sua intenzione picconare l’Esecutivo, ha fatto un passo ardito: mirare direttamente a Conte. Ha spiegato Di Battista: “M5s deve organizzare un congresso. Chiedo formalmente il prima possibile un’assemblea in cui tutte le anime possano costruire una loro agenda e vedremo chi vincerà”. E ancora: “Conte si iscriva a M5s e al congresso e porti la sua linea”. Una dichiarazione di guerra da prima repubblica: se Conte vuole continuare a governare sino al 2023 dovrà battermi.
E cosa accadrebbe se il Premier dovesse scegliere altre strade e Di Battista vincere questo ipotetico Congresso? La risposta sembra scontata: pressare Pd, Italia Viva e Leu per una maggiore – e migliore – ridistribuzione dei Ministeri, ovvero un rimpasto, anche in questo caso dal sapore di vecchia politica. E mentre gli alleati di Governo dei grillini rispondono sornioni al guanto di sfida dell’ex Deputato, con il Vice-Segretario Dem Andrea Orlando che ha commentato con un beffardo: “Di Battista ha appena detto a Conte di stare sereno”, torna in campo anche il fondatore – ed bene ricordarlo possessore del simbolo – Beppe Grillo. Ci sono veramente tutti, nella prima grande azzuffata pubblica grillina. Il comico genovese parla di: “Persone che hanno il senso del tempo come nel film Il giorno della marmotta”, mentre Renzi prende l’occasione al volo: “Non si può pensare che io mi fidanzi con Di Battista”.
A cercare di calmare gli animi ci prova sempre Di Maio, mentre inizia a circolare la voce che, dietro l’intervento di Grillo, vi sia la mano del Vice Presidente del Senato Paola Taverna. In serata prende parola anche il reggente del Movimento, Vito Crimi, che invita alla prudenza: “Chiedo compattezza e di unità di intenti. M5s deve restare concentrato su una missione: affrontare la crisi epocale che stiamo attraversando”. Ma come spiega Il Corriere della Sera, da un punto di vista temporale, l’attacco di Di Battista non è casuale e arriva proprio mentre la dirigenza grillina cambia strategia nei confronti del Premier. D’altra parte, per sopperire alla perdita nei sondaggi, il M5S non ha poi così ampia scelta: con una ipotetica lista di Conte data al 14% le alternative non sono poi molte. O si lascia il Premier correre dal solo, lasciando che porti con sè una significativa fetta dell’elettorato, oppure si decide di candidarlo in una coalizione con il Pd, subendo però l’influenza di quest’ultimo. Oppure, terza ipotesi: inglobare Conte nel Movimento, proprio quello che Di Battista non vuole. Un M5S con Conte candidato, spiega Il Fatto Quotidiano, secondo Ipsos potrebbe volare sino al 30%.
Ma prima di compiere questo passo, che Di Maio vorrebbe concretizzare a breve: “Sarei felice se Conte si dedicasse al Movimento. Sarei felice che si iscrivesse. Lo abbiamo proposto due volte candidato premier perché crediamo in lui”, avrebbe detto ai suoi colleghi Ministri, ci sono diverse questioni da affrontare, prima tra tutte l’eredità del politico pomiglianese. In autunno dovrebbero tenersi gli Stati Generali del Movimento, ma niente Congresso – la linea non si discute – semmai una nuova organizzazione interna. Il nodo da sciogliere, e forse la più importante arma nelle mani di Di Battista, è il doppio mandato che di fatto escluderebbe dalla corsa Di Maio, Taverna, Roberto Fico e tanti big della primissima ora. Si cerca un compromesso nonostante l’opposizione di Davide Casaleggio: una nuova segreteria o politburo e l’abolizione del doppio mandato almeno per i Sindaci, che permetterebbe l’avanzare di Virginia Raggi e Chiara Appendino, molto vicini alla linea di Di Maio.
Mario Cassese
Fonte: La Stampa, Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano
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