La Procura di Bergamo ha convocato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri Speranza e Lamorgese per la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana.
La Procura di Bergamo, nell’ambito dell’indagine sulla mancata istituzione della zona rossa tra i Comuni della Val Seriana, ha chiesto di sentire in audizione come testimoni dei fatti il Premier Giuseppe Conte, il Ministro della Salute Roberto Speranza e il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Nelle scorse settimane i Pm di Bergamo avevano ascoltato il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l’Assessore al Welfare Giulio Gallera. Per la Procura, il mancato intervento nelle fasi iniziali, ha determinato l’esponenziale aumento dei contagi e si lavora all’ipotesi di epidemia colposa. Palazzo Chigi è in fibrillazione: pubblicamente, nella serata di ieri, il Premier ha riferito in conferenza stampa di essere tranquillo ma la notizia ha avuto l’effetto di mettere in secondo piano “Gli Stati Generali dell’Economia”, il grande evento targato Conte.
Come spiega Stefania Cuzzocrea sulla Repubblica, il Capo del Governo si presenterà ai Pm seguendo una linea precisa, quella dell’imprevedibilità della situazione, che non ha permesso una valutazione più attenta del fenomeno. Da Palazzo Chigi arrivano conferme di un Premier sicuro che, al tempo, non avrebbe potuto fare diversamente: “Sono certo che il Governo e gli esperti che ci hanno aiutato abbiano fatto tutto quello che era umanamente possibile, poichè è scelta politica insindacabile. Non c’era un manuale da seguire nella gestione della crisi, ma decisioni da prendere giorno per giorno”. Questa è la prima volta che il Governo dovrà giustificare le sue azioni da quando è iniziato lo Stato di Emergenza.
Ma non è tutto: nella giornata di mercoledì si è aperto un altro fronte nella Procura di Bergamo sulla mancata zona rossa dei Comuni di Alzano e Nembro. Come spiega Fanpage, i familiari delle vittime di Covid, che nei mesi scorsi hanno dato vita sui social al gruppo “Noi Denunceremo”, hanno depositato le prime 50 denunce. Come ha spiegato Stefano Fusco, fondatore del gruppo insieme a suo padre Luca, è il primo atto per richiedere giustizia per i propri cari: “Oggi siamo qua per dare le nostre storie in mano ha chi ha le competenze per poter giudicare se c’è qualcosa che non torna: vogliamo capire quello che è successo e perché è successo”. Sono madri, padri, figli distrutti dal dolore, famiglie spezzate che si chiedono se tutte quelle morti potevano essere evitate. L’avvocato del gruppo, Consuelo Locati, spiega nel dettaglio gli obiettivi del comitato: “In tante denunce si parla della zona rossa, è un filo conduttore, perché i fatti che hanno portato al decesso di tante persone partono tutti ad origine dalla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano”.
Ma lo scaricabarile sulle responsabilità è appena iniziato. L’indomani dell’audizione dei vertici della Regione Lombardia, i Pm bergamaschi dichiararono che, la mancata zona rossa, è stata: “Una decisione governativa”. Parole che spaventarono Palazzo Chigi che a stretto giro pubblicò un comunicato: “Anche la Regione poteva istituire zone rosse, come previsto dalla legge. In particolare, dall’articolo 32 della legge del 23 dicembre 1978 numero 833 richiamato dal decreto legge 6/2020″. Questo è certamente vero – e persino ammesso dallo stesso assessore Giulio Gallera – ma non di meno scagiona l’Esecutivo dalle responsabilità. L’allarme per la Val Seriana scattò il 25 febbraio e il 29 erano già 103 i contagiati, 25 solo a Nembro, che venne individuata come focolaio dell’infezione insieme ad Alzano Lombardo. Il 3 marzo, i casi nella provincia di Bergamo salirono a 372, di cui 58 a Nembro e 26 al Alzano. Ma nemmeno in quei giorni si intervenne. Eppure diverse zone rosse erano già state attivate, come a Codogno e Vo’Euganeo.
Ma è il 6 marzo il giorno messo sotto la lente di ingrandimento dai Pm: il Comitato Tecnico-Scientifico, consultato dal Governo, consigliò di istituire una zona arancione, dal 7 marzo, per tutta la Lombardia. Non furono però presidiati i confini dei Comuni della Val Seriana e per diversi giorni oltre un milione di persone continuarono a recarsi regolarmente al lavoro. Erano i giorni del passaggio dai Cdm ai Dpcm di Conte, alle scelte solitarie. I militari avevano dormito la notte del 6 negli alberghi della provincia, in attesa di essere chiamati a circondare Nembro ed Alzano, chiamata che non arrivò mai.
Fonte: Repubblica, Fanpage